Con Neon Grey Midnight Green, Neko Case sfida le convenzioni e consegna un’opera che suona come un’urgenza, un grido che non vuole essere dimenticato. È un disco dove il dolore si fa forma, ma dove la bellezza non ha mai smesso di fluire, un viaggio emotivo che si nutre di ogni perdita, di ogni memoria, di ogni eccesso. L’artista non si limita a raccontare, ma plasma le sue canzoni come sculture viventi, sospese tra la fragilità della carne e la potenza del suono. Neko Case ha deciso che il 2025 sarebbe stato il suo anno di espansione, di esplosione creativa, e così è stato. È come se avesse deciso di riscrivere le regole della sua musica, mescolando generi e linguaggi come mai prima d’ora. In un periodo in cui molti artisti cercano di aderire a modelli prestabiliti, Neko Case rimane salda nel suo percorso solitario, scrivendo e producendo ogni nota in autonomia, con la sua voce sempre al centro, protagonista indiscussa di un’armonia orchestrale che riesce a raccontare storie senza tempo.
Con questo album, non ci sono compromessi. Case ha il controllo totale, non solo dei testi, ma anche degli arrangiamenti, delle dinamiche, del suono che accompagna ogni parola. È un lavoro che respira a pieni polmoni, con spazi ampi, ma che non perde mai la sua intimità. Ogni traccia di Neon Grey Midnight Green è un dipinto impressionista di sentimenti, di volti che non verranno mai dimenticati, persone che non ci sono più, ma che nel ricordo di Neko Case sono più vive che mai. L’album è un grande omaggio a chi ha perso, ma non si lascia mai andare alla nostalgia facile. È un disco che parla di assenze, ma non in modo malinconico: è una celebrazione della vita che rimane, dei legami che non muoiono, e delle cicatrici che diventano segni di bellezza.
A partire dal singolo “Wreck”, Case si lancia in una dichiarazione d’amore che non ha paura di sfidare la gravità. “I’m a meteor shattering around you / And I’m sorry / I’ve become a solar system / Since I found you,” canta, e lo fa con la sicurezza di chi sa che le parole, più che suoni, sono veri corpi che fluttuano nell’aria. La voce di Neko Case non è solo uno strumento, è un universo che accoglie l’ascoltatore, senza mai smettere di stupirlo. Eppure, nonostante l’espansività del suono, il disco non è mai sopraffatto dall’orchestrazione. Al contrario, è un album in cui ogni strumento trova il suo spazio, ogni violino, ogni chitarra, ogni piano vibra insieme al cuore pulsante delle parole. “Louise” è una ballata che sussurra, accarezza la notte e ti trascina in un’emozione mai dichiarata, ma profondamente sentita. Poi c’è “Tomboy Gold”, che scivola sinuosa in una ritmica spezzata, una melodia dissonante che rende giustizia alla frenesia della memoria.
Ma il vero gioiello di Neon Grey Midnight Green è “Winchester Mansion of Sound”, una ballata che prende vita come un ricordo inciso nella pietra. Un ricordo di Dexter Romweber, il musicista che Neko Case ha perso troppo presto, ma che ancora vive nelle sue parole. Non si tratta solo di un addio, ma di un atto di resistenza contro il tempo che sfugge, un tentativo di dare forma alle cose che non vogliono morire. “If you think I’m talkin’ ’bout romance / You’re not listening”, dice Case, smarcando subito il rischio di una banalizzazione sentimentale. Qui il tempo si piega, la memoria si fa carne, e la musica scorre come un fiume impetuoso che non smette mai di incalzare. Ogni cambio di tempo, ogni pausa, ogni ruggito della chitarra è un piccolo shock che ti scuote, che ti risveglia dal torpore della routine.
Ma non è solo la perdita ad essere protagonista, c’è anche la riflessione sulla vita che scorre, sul bisogno di trovare un senso, sul desiderio di sfuggire a una normalità che sembra schiacciarci tutti. In “Little Gears”, Neko Case ci pone una domanda spietata: “Why do people need to feel so important all the time?”. In un mondo che impone l’idea di un successo sempre maggiore, di una visibilità assoluta, Neko Case sembra voler dirci che l’unica grandezza che conta è quella che si costruisce dentro, nella connessione umana, nel silenzio che avvolge l’anima. In questo disco, l’artista ci offre uno spunto di riflessione che non è mai moraleggiante, ma semplicemente vero, con la stessa franchezza che permea le sue liriche, sempre pronte a spiazzare. Le sue immagini restano sospese, confondendo il quotidiano con il misterioso, il naturale con il soprannaturale. “Sometimes I drive barefooted / To live the ecstasy of animal speed”, canta sul brano che dà il titolo all’album, dove l’intensità della musica cresce fino a diventare una forza primordiale, quasi animalesca.
La vera magia di Neon Grey Midnight Green è che Neko Case riesce a mettere insieme in un’unica visione il caos e la bellezza, la luce e l’oscurità, in un flusso che non conosce pause. “An Ice Age” è uno dei momenti più intensi, una canzone che si snoda come un sogno ad occhi aperti, in cui i simbolismi e le immagini, sempre inquietanti e affascinanti, si intrecciano per parlare di trauma generazionale e di come il passato ci perseguiti. “Your mother on the frosty green / A plug-in, blow-mold virgin / Married to an extension cord”, canta, e quelle parole ti colpiscono come un pugno allo stomaco, lasciandoti senza respiro. L’atmosfera che Case crea è quella di una visione distorta, ma perfettamente chiara, che non fa sconto a nessuno, nemmeno a se stessa.
Alla fine, Neon Grey Midnight Green si rivela per quello che è: un album che va oltre il concetto di “grande musica”, perché ti costringe a sentire qualcosa di più. È una riflessione sul tempo che passa, sulla morte che ci sfiora, ma soprattutto sulla vita che continua, in qualche modo. La voce di Neko Case ci guida, ci afferra, ci spinge in un vortice che non sembra mai avere fine. E, proprio come il titolo suggerisce, tutto è avvolto da una nebbiolina che fa sembrare ogni cosa al tempo stesso minacciosa e meravigliosa, come un paesaggio in bilico tra la tempesta e la quiete.
Con questo album, Neko Case non solo conferma il suo status di artista di primissimo livello, ma lo fa in modo che nessuno possa più ignorarla. In un mondo che corre sempre più veloce, Neon Grey Midnight Green è una lezione su come restare fermi, ascoltare, e vivere ogni respiro fino all’ultimo. E se il “closing time” non arriva mai, vuol dire che la vera arte non ha mai fine.

Smemorato sognatore incallito in continua ricerca di musica bella da colarmi nelle orecchie. Frequento questo postaccio dal 1998…
I miei 3 locali preferiti:
Bloom (Mezzago), Santeria Social Club(Milano), Circolo Gagarin (Busto Arsizio)
Il primo disco che ho comprato:
Musicasetta di “Appetite for Distruction” dei Guns & Roses
Il primo disco che avrei voluto comprare:
“Blissard” dei Motorpsycho
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Parafrasando John Fante, spesso mi sento sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell’uomo, del terribile significato della sua presenza. Ma poi metto in cuffia un disco bello e intuisco il coraggio dell’umanità e, perchè no, mi sento anche quasi contento di farne parte.