Arnaud Desplechin è uno dei più bravi registi francesi, non degli ultimi anni, ma di sempre. Dallo stile riconoscibile, umanistico e intellettuale, ma non per questo vacuamente sofisticato. I suoi film sono ricchi di umanità ed intensità, con sceneggiature che richiamano romanzi, per i capitoli che ne tagliano la narrazione, colorandoli con l’interrotta fluidità dei ricordi. Una poetica che insegue dai suoi primi film giovanili e corali, fino ai suoi due capolavori, il crudele “Rois et Reines” e il magnifico (ma è anche poco per descriverne la perfezione) “Un conte de Noël” con la divina Catherine Deneuve. Dopo una piccola parentesi d’oltralpe, con Jimmy P., recitato da Benicio Del Toro (che ha avuto il merito di raccontare la vita e il lavoro clinico di George Dereveux, etnopsichiatra leggendario) è tornato a casa, per raccontare una bellissima storia d’amore.
“I miei giorni più belli” si illumina della malinconia del ricordo, raccontandoci un’educazione sentimentale dalle atmosfere proustiane, che sembra scritta per un film di Truffaut. Desplechin, mantenendo la propria poetica attoriale, fedele all’eccezionale Amalric, suo feticcio, mischia ancora le carte e cambia rotta, raccontando un’educazione sentimentale. Una narrazione frammentata, dove la vita d’adulto dell’antropologo Paul Dedalus fa da cornice a un orizzonte di ricordi che si avvicina sempre più al cuore e al presente. Un racconto ancora una volta a capitoli, non uniformi per durata, che può rischiare di confondere lo spettatore e dove la grande sezione centrale è quella fondamentale, intorno a cui tutto il resto diventa accessorio. La storia d’amore, la passione, l’amour fou sono il nucleo del film, e la confusione di percorsi, gli eccessi, e i cambi di rotta sono lo specchio dei grandi amori, quelli che solo la giovinezza sa incidere nel nostro cuore per sempre.
“i miei giorni più belli” vive degli sguardi dei suoi bei protagonisti, del viso irriverente di Esther (Lou Roy-Lecollinet è bella da togliere il fiato, ricorda un misto tra Emmanuelle Béart e Sandrine Bonnaire) e di quella sincerità, a tratti crudeltà, che rende i film di Desplechin mai scontati e tanto affascinanti. Un film da vedere se siete dei romantici o dei nostalgici. Il titolo originale francese è “Trois souvenirs de ma jeunesse », anche se il ricordo in realtà è uno solo, quello della donna della propria vita, tanto che il sottotitolo potrebbe essere, come si intonava in un film di Truffaut “Que reste-t-il de nos amours”.
Il Demente Colombo

Nome e Cognome: Demente Colombo
Mi racconto in una frase: strizzacervelli con un cuore di cinema
I miei 3 locali cinema preferiti: Anteo, Apollo, Silvio Pellico di Saronno.
Il primo disco che ho comprato: Cross Road (Bon Jovi)
Il primo disco che avrei voluto comprare: Tapestry (Carole King)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: Quando sono triste guardo Zoolander e il mondo mi sorride.