
Vi ricordate le cassettine dove incidevamo le nostre compilation tanti anni fa? Bene, prendetene una e mettete le vostre canzoni preferite dei Low, quelle pop e rigorosamente slowcore. A questo punto parcheggiate la vostra auto sotto il sole cocente e sistemate la vostra audiocassetta sul cruscotto. Aspettate qualche giorno e quello che uscirà dal mangianastri sarà all’incirca “Double Negative”, il dodicesimo album dei nostri beniamini di Duluth, Minnesota. Un disco difficile, la colonna sonora di un viaggio tra demonio e santità, tra buio e squarci di luce.
- Quorum: l’inizio è la parte più rovinata del nastro, dove sordine malefiche zittiscono le voci.
- Dancing and blood: il corpo vorrebbe riprendersi, il cuore pompa sangue accellerato, la voce di Mimi Parker è un’invocazione strozzata che si fa largo tra arterie indurite.
- Fly: il plasma si scioglie lentamente, aritmie come preludi a una voce finalmente squillante, la cassetta inizia a scorrere.
- Tempest: ritornano i suoni distorti. Tra le fiamme dell’inferno e il cielo, voci strozzate che faticano a ritrovare la luce.
- Always up: un organo suona nella cattedrale fumosa e cori si affacciano timorosi. I believe, can’t you see? Raggi luminosi e caldi ci accolgono, tra il frinire di cicale elettroniche.
- Always trying to work it out: il supporto magnetico deteriorato non concede alla voce di Alan Sparhawk di arrivare all’armonia che tanto anela.
- The son, the sun: una botola nera è scesa a inibire la risalita verso le alture celesti, i tombini rischiarano le tenebre con fessure metalliche.
- Dancing and fire: timorose dell’improvviso silenzio, escono le anime con la paura che il prima ritorni e il dopo si spezzi. Basterà forse alzare la voce?
- Poor sucker: gorgoglii di materia circondano le voci che fuggono, annaspando fiduciose.
- Rome (always in the dark): e coro sia nella marcia lenta dove la speranza non muore e le difficoltà non possono essere ignorate.
- Disarray: fili spinati in cui si sanguina, ma la luce è il pifferaio magico e le ferite saranno presto risanate, forse.
Ascoltate senza giudicare questi Low, che da venticinque anni ci regalano la loro musica, mai uguale e forse mai così lontana.
Massi Marcheselli

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.
