Dopo tanta incontinenza discografica mordi e fuggi, è bello ascoltare una raccolta de La Furnasetta sviluppata sulla lunga distanza e davvero coerente sia negli intenti che nei risultati. C’è poco da fare, questa volta il progetto industrial noise monferrino ha pubblicato un’opera decisamente messa a fuoco, attraverso 11 canzoni che riassumono e sublimano nel migliore dei modi possibili il percorso da loro esplorato fino ad oggi.

Il punto di partenza della loro poetica sembra sempre il metal, inteso come prodotto di un riff algebricamente moltiplicato per un sound elettrico e ultrasaturo. Lo svolgimento consiste invece nel declinare questo concetto base in una serie di mini suite che mostrano un duplice sviluppo. Da una parte citare enciclopedicamente tutta la musica “heavy” degli ultimi 40 anni: metal classico, metal estremo, industrial, elettronica harsh, japanoise, droning e qualsiasi altra etichetta associabile alla pesantezza e al nero che vi venga in mente. D’altra parte, però, resta il gusto per un’arrangiamento della forma canzone che ricorda sia il prog che la musica classica, perché sebbene i giri armonici siano quelli degli stili tutto sommato “popular” che abbiamo appena ricordato, resta che la formula “strofa-ritornello” viene evitata a favore di mini suite cangianti, dove il vuoto e il silenzio, quando compaiono, o sono funzionali nel produrre un effetto di stop and go come in certo crossover, o sono emozionalmente comparabili a dei silenzi di rimprovero, certo non a quelli che producono quiete e pace interiore. Un’opera davvero pantagruelica. A questo punto non resta che godersi questo traguardo e interrogarsi su dove deciderà di proseguire questo progetto.

Alessandro Scotti