Avete mai sentito respirare un batterista? Lo avete mai ascoltato ansimare mentre tiene il tempo a colpi di polmone? Il segreto è concentrarsi su di lui. Ritagliate la sua figura al centro del palco, aprite bene le orecchie e puntategli addosso i vostri occhietti per illuminarlo d’immenso. Un po’ come quando Garth Algar prova la batteria nel negozio di strumenti in “Fusi di Testa”. Ora, però, mettiamo che al posto dello squinternato compagno di avventure di Wayne Campbell ci sia Luca Ferrari. Un batterista vero, di quelli in grado di rivoltarti le budella.
Beh, l’effetto è devastante. Nel senso più ansiogeno del termine. Perché se ti fissi per qualche istante su di lui, da una parte puoi ascoltare il suo fiato rauco soffiare fuori all’impazzata, come per sbattere alla porta tutto ciò che tiene dentro; dall’altra, con le orecchie spiegate per l’atterraggio, puoi sentire le pelli vibrare con violenza in un sincronismo impeccabile. Un marchingegno da guerra elettromagnetica, con gli ingranaggi unti di sudore e i cingoli avvolti in un fascio di nervi (ascoltatevi la traccia intitolata 6SBARRE S.A.S.).
Capisci bene, a questo punto, che Animatronic è il nome perfetto per questo nuovo progetto del batterista dei Verdena e dei suoi due eccezionali complici: il chitarrista Luca “Worm” Terzi e il percussionista (qui prestato al basso) Nico Atzori. Certo, non appena il trio si presenta sul palco del Circolo Ohibò, l’attenzione si blocca istintivamente su Ferrari. Non che nei Verdena la sua bravura passi sotto traccia, anzi, ma in questa sua inedita veste di leader di un side project squisitamente strumentale, che gli permette di liberarsi dalle trame essenziali della forma canzone, il musicista bergamasco sfodera senza dubbio il meglio di sé.
Ma tra una boccata d’ossigeno e l’altra, in questo martellante rimpallo tra anima e corpo elettrico, fa subito capolino anche la chitarra di Luca Terzi. Bastano poche note, infatti, per apprezzarne le capacità tecniche e il gusto naif che piace tanto ai sopravvissuti della gloriosa new wave of british heavy metal. Alla furia di Ferrari, il chitarrista contrappone una strabiliante compostezza, a suo totale agio nel metro quadrato di palco che ha deciso di occupare, inchiodato a terra al cospetto della sua dignitosissima pedaliera.
In brani come Crossing (ma anche nell’iniziale La7 e nella stessa 6SBARRE S.A.S.), Luca Terzi scorazza su e giù per le colline del power metal neoclassico, tra gli Helloween e i Gamma Ray. I suoi assoli, in un incessante battibecco con la batteria, tradiscono la sua passione per i virtuosi del genere, da Van Halen a Joe Satriani, tanto che dalla platea verrebbe quasi voglia di chiedere una cover di Hot For Teacher. L’accoppiata Seitan e Fuori di Nastro si mescola nella parentesi più riflessiva del live, con Nico Atzori sempre impegnato a ricucire a regola d’arte il tappeto del ring.
Si tratta soltanto di una pausa, si capisce, perché l’ombra dei Melvins, quella del math rock e del funk metal alla moda di Jane’s Addiction e Fishbone, restano costantemente incollate alla musica degli Animatronic. Qui però la voce è totalmente assente. I tre bergamaschi cacciano tutt’al più qualche urletto di battaglia (nel singolo Fl1pper#), mentre tra una canzone e l’altra lasciano che sia il pubblico a esprimere il proprio godimento per cotanto ardore. Il set si chiude con la traccia che apre il disco, la bellissima Teddy Red & Jenny Ride, che tra un badilata metallica e un fraseggio jazz si dilata nel giro più pop del gruppo.
Al termine del concerto si ha la netta sensazione di avere assistito a quello che al giorno d’oggi può essere considerato un piccolo, grande evento. Una creatura rara, nata e cresciuta in un garage di provincia, ha messo fuori la testa per mostrarsi al mondo in tutta la sua bellezza. La speranza è che alle sue spalle ci sia una schiera di nuovi seguaci pronta a uscire allo scoperto per salvare la musica italiana dal liquame in cui annaspa da almeno un paio d’anni.
Paolo

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.