Stavolta i King Gizzard & The Lizard Wizard, per chi disgraziatamente non lo sapesse una prolificissima band australiana, si sono un po’ adagiati sugli allori. “L.W.”, successore del lavoro pubblicato tre mesi e mezzo fa, “K.G.”, riprende infatti ancora una volta quello che probabilmente è il pallino artistico grazie al quale la band ha ottenuto più riscontri, almeno a livello critico: l’utilizzo della scala microtonale, protagonista indiscussa della musica araba e turca.

“L.W.” può essere quindi considerato come il lato B del già citato “K.G.”, oppure come il terzo fratello nella saga iniziata nel 2017 con “Flying Microtonal Banana”. Purtroppo bisogna aggiungere che, in quanto terzo nato, gode ovviamente di meno originalità rispetto ai due fratelli maggiori, ma anche di meno qualità. Sarà scontato, ma questa nuova creatura dei King Gizzard & The Lizard Wizard suona davvero un po’ troppo ripetitiva e ormai persino convenzionale.

Non mi sto quindi a dilungare troppo sulla scaletta. La partenza è affidata all’introduttiva (nel senso che fa subito capire dove si andrà anche stavolta a parare) If Not Now, Then When?, forse tra l’altro la traccia più ballabile del lotto. Il resto gioca fra semi-ballate oniriche e desertiche (O.N.E., Supreme Ascendancy, Static Electricity, East West Link) e cavalcate psichedeliche e un po’ più rockettare (Pleura, Ataraxia).

Il meglio lo si trova alla fine. See Me è ipnotica e a tratti dark nei suoi rimandi pianistici all’orgoglio italiano Goblin (quelli delle colonne sonore di Dario Argento), mentre K.G.L.W. è l’inno definitivo da urlare osannanti in concerto, sorta di mantra buddista mescolato a un sabba satanico. Basterebbero questi due brani conclusivi per invidiare la fortuna viziata dei fan dei King Gizzard & The Lizard Wizard sparsi nel mondo.

Andrea Manenti

 

Photo Credit: Jamie Wdziekonski