joan-benjaminJoan Wasser è quel tipo di persona che non si può fare a meno di invidiare. Non di un’invidia cattiva, ma di un’invidia mista a un profondo senso di ammirazione. Innanzitutto ha talento: ha condiviso il palco con gente come Lou Reed o gli Scissor Sisters ed è anche riuscita ad affermarsi come solista. Poi, è bellissima: lo era nel 2002, quando ha iniziato a presentarsi come Joan As Police Woman e lo è oggi, a quattordici anni di distanza. Era la fidanzata di Jeff Buckley. Infine, nonostante tutto, non ha mai messo se stessa davanti alla propria musica. Benjamin Lazar Davis è un cantautore, polistrumentista e producer, salito sul palco con Okkervil River, Cuddle Magic e Bridget Kearney. Entrambi, in differita, hanno fatto un viaggio in Africa e ne sono rimasti così affascinati da voler tradurre in musica le proprie suggestioni: il risultato è “Let It Be You”. Un album probabilmente nato con le migliori intenzioni, ma che non riesce a tener viva la scintilla che lo ha ispirato.

Dentro ci troviamo un po’ di tutto: soul-pop elettronico (Broke Me In Two, forse l’unico pezzo degno di nota) e morfina (Station), techno-rock (Let It Be You) e ansia (ovunque). Troppe idee e pochi approfondimenti, che si traducono in una successione confusa di brani a cui è davvero faticoso stare dietro. Il suono frammentato, il continuo cambiamento di ritmi e atmosfere e una sorta di irrequietezza di fondo – quella che ha sempre contraddistinto il lavoro di Joan As Police Woman – ci fanno sentire un po’ come Stanis La Rochelle durante le riprese di Occhi del Cuore 2. Alla fine, ci ritroveremo anche noi ad esclamare: «René non sento l’Africa» e a far sparire “Let It Be You” nel fiume Ngube.

Laura Musumarra