Giovanni Maggiore, in arte Giuvazza, è un cantautore, chitarrista e produttore torinese. Per anni ha collaborato al fianco di Eugenio Finardi e per un tour intero ha accompagnato Levante in giro per l’Italia, collaborando inoltre con Manuel Agnelli, Max Gazzè, Morgan, Paola Turci e molti altri. Gli piace definirsi «un chitarrista che si accompagna con la voce», un musicista che non trovava chi potesse esprimere con forza il proprio messaggio, al punto da dare voce a sé stesso. Nell’ottobre 2017 esce “Nudisti al Sole”, il suo primo album: un progetto completo, colorato e frizzante, che vede anche la partecipazione di Eugenio Finardi. Un album che lo afferma come cantautore. Un’esplosione di note, colori e sentimenti tramite un uso cosciente e sapiente della chitarra, mai banale e sempre protagonista. Per saperne di più, abbiamo fatto una bella chiacchierata con lui. Ecco cosa ne è uscito.

 

A cura di Alessandro Benedetti

 

La copertina dell’album, “Nudisti al Sole”, è un’esplosione di colori, movimenti e suoni. Cosa racconta di te e perché questa scelta artistica?

Il lavoro è stato affidato ad uno studio grafico storico milanese, Convertino & Designers, autori di copertine di album come “Cielo pigro” di Ivan Graziani, Finardi, Elisa, eccetera. Sono un gruppo di lavoro abituato a trasformare la musica in immagini. Hanno preso spunto dalle canzoni e realizzato, seguendo la loro fantasia, una proposta che a me sembrava la più lontana dalla mia idea iniziale. Così ho voluto accettarla, quasi per sfida, per vedere cosa ne sarebbe nato, e in effetti hanno fatto centro, conquistandomi con colori ed elementi che colpiscono. Nella versione in vinile, poi, sembra quasi un quadro, un elemento di arredo.

Nel corso della tua carriera hai partecipato alla realizzazione di tanti album. Questo però è il tuo primo lavoro: com’è stato veder nascere e crescere il proprio lavoro?

Partecipare al lavoro di un altro artista è sempre e comunque un lavoro profondo e denso, dal quale però ti discosti, la tua responsabilità ha un inizio e una fine. Il lavoro è rappresentato e raccontato dalla persona che lo intitola. Nel mio caso, in “Nudisti al Sole”, finirlo è stato come terminare un parto [ride] e subito dopo mi sono reso conto che, invece, era appena iniziato tutto: come un bambino, doveva ancora crescere.

In un’intervista ti sei definito «un chitarrista che si accompagna con la voce». Qual è la differenza, pratica ed emotiva, nel ritrovarsi per la prima volta a cantare e suonare?

Nel momento in cui suono la chitarra mi concentro solo su quella, cercando di dare il meglio, focalizzandomi su quel suono. Quando invece ho iniziato anche a cantare è stato incredibile come, nella mia testa, il suono della chitarra fosse ormai certo, assodato, e la voce fosse diventata invece il mio punto di interesse. Ora che stiamo per iniziare i concerti, durante le prove mi accorgo sempre di più di questa “attenzione muta”.

Hai collaborato con artisti di calibro internazionale: da Eugenio Finardi, padre musicale, a Levante, Gazzè, Morgan. Qual è stato l’insegnamento più prezioso che hai ricevuto o rubato?

Il consiglio che ho maturato collaborando con loro è la dedizione al lavoro: ho sempre visto questi artisti estremamente concentrati nel lavoro, cercando di raggiungere il massimo non solo da sé stessi, ma anche dalle persone con cui collaborano. I risultati non si ottengono solo dal talento, ma oltre a questo c’è un lavoro che coinvolge e travolge tutti: dal musicista al manager fino al fonico, e con tutti loro va diviso e condiviso.

Il 12 e 13 gennaio hai fatto un Open Act al concerto di Eugenio Finardi, ma il tuo tour deve ancora iniziare, con date che toccano Bologna, Milano, Firenze, Roma e Torino. Che cosa ti aspetti?

Il tour inizia con qualche mese di ritardo rispetto al disco perché volevamo che questo fosse capito a pieno da chi li ascoltava. I tempi di oggi impongono una velocità di fruizione che non lascia interpretazione alla musica. Volevo che il ritmo di questo disco imponesse un ascolto ripetuto, sul quale bisogna stare un po’ di volte prima di capirlo. Nel tour presenteremo il disco e una serie di brani inediti, per portare avanti un discorso sonoro nuovo, con esperimenti e sperimentazioni. Un live da scoprire e da vivere.