Quella dei comaschi Succo Marcio è una bellissima storia che inizia negli anni ’90, esplode negli anni d’oro della scena punk italiana e arriva fino al concerto di reunion in ricordo di Silvio Mason, uno dei membri fondatori. Da vera millennial, soltanto qualche mese fa ho percepito davvero il significato dell’espressione social “ti sblocco un ricordo”. Nel mio caso, è avvenuto durante il concerto dei Green Day il 15 giugno scorso all’Ippodromo SNAI di Milano: non era certo il mio primo concerto di Billie Joe & co., ma, chiamatela vecchiaia, ho vissuto quel live in maniera particolarmente emotiva. Così, quando è stato il momento di far salire qualcuno sul palco per suonare Knowledge, il ricordo non si è sbloccato, è esploso. Improvvisamente, ecco il concerto dei Green Day ai Magazzini Generali di Milano, settembre 2000. Io non c’ero, ma le telecamere di TMC2 sì. Fu così che, nell’epoca dei VHS, vidi comparire sullo schermo tv dei volti che conoscevo: quelli dei Succo Marcio, gruppo punk rock che chiunque fosse adolescente in quegli anni nella mia città (Como) conosceva.

Il video è ancora disponibile su Youtube: un ragazzo viene scelto da Billie Joe, sale, suona, si diverte e, prima di fare stage diving, saluta con un “W i Succo Marcio”. Poco dopo, Billie Joe raccoglie un CD dal pubblico: è quello di una band presente tra il pubblico, il cantante, Alessio, è lo stesso salito poco sul palco poco prima, e… in pochi minuti i Succo Marcio sono on stage a cantare il loro pezzo più noto, Muore il Giorno.

 

 

Le origini

Ma facciamo un passo indietro per ricordarci meglio di quegli anni: erano i primissimi tempi di internet, non esistevano i social, Youtube o Spotify, e la musica viveva per lo più di musicassette e sui CD. Se volevi vedere la faccia del tuo gruppo preferito, dovevi sperare che fosse molto famoso e quindi andasse in tv, e se volevi rivederlo più volte, dovevi registrarlo. È facile immaginare, quindi, lo stupore e la meraviglia di chi, come me, quel giorno ha visto i Succo Marcio uscire dalle musicassette duplicate e dai concerti al liceo e suonare sul palco del gruppo punk rock più famoso del mondo, ripresi dalle telecamere di una televisione nazionale. E, infatti, 22 anni dopo, eccomi qui.

La storia dei Succo Marcio è una storia di musica, amicizia, e di quella voglia di suonare per creare connessioni ormai sempre più rara. Per ripercorrerla al meglio e immergermi di nuovo in quel mondo, sono andata a chiedere direttamente a loro. Li ho raggiunti al Joshua Blues Club di Como, il locale che oggi è gestito da Alessio: un posto accogliente, curato, che mi ha fatto subito sentire a casa e che da qualche anno si adopera per la non semplice missione di tenere vivo l’intrattenimento musicale della città comasca, con un calendario di concerti ogni fine settimana. Mi hanno accolta con la formazione al completo: Alessio Senesi (voce e chitarra), Marco Campoli (basso), Flavio Frascarelli (chitarra), Mario Bargna (chitarra, subentrato a Flavio nel 2000), Alessandro Gorla (il batterista originario). A fondare il gruppo e a portare avanti con passione il progetto negli anni, però, era stato Silvio Mason, purtroppo scomparso due anni fa.

 

I Succo Marcio tornati in saletta nell’estate 2022.

 

Come per migliaia di altre band di quegli anni, tutto nasce tra i banchi di scuola: la voglia di suonare è tanta e forte e, spesso, avere compagni che suonano aiuta moltissimo a vedere che le cose che ascolti possono prendere forma. Sono gli anni in cui la musica vende ancora nei negozi, vive nei poster delle camere, esce dalle cuffie gommose dei walkman, si materializza nelle scritte con l’uniposca sugli zaini: la musica è ovunque e i ragazzi hanno voglia di suonare per sfogo, per divertimento, per ricreare quello che ascoltano, per senso di appartenenza.

Ma le idee su come imparare a farlo sono confuse. Come è nato il gruppo?, chiedo. La voglia di suonare era tanta, ma bisognava capire come fare; non avevamo mai toccato degli strumenti e abbiamo iniziato sulla base di intuizioni come “tu sei bravo con le penne, prova la batteria”, o “il basso ha solo quattro corde, sarà più facile della chitarra”. Nonostante le premesse, però, la voglia di suonare esplode fin da quei primi approcci: bastano poche settimane e un po’ di notti in bianco in cameretta per prendere dimestichezza con gli strumenti. Rimane solo una cosa da fare: entrare in una sala prove.

 

Succo Marcio al Rock Club 52

Tramite un compagno di scuola, i Succo vengono portati al Rock Club 52, storica sala prove di Como, vero punto di aggregazione per chiunque volesse suonare o iniziare a farlo. Al Rock Club, i ragazzi vanno per suonare, ma anche per conoscere persone e sentirsi parte di qualcosa: Ogni giorno conoscevi e suonavi con qualcuno di diverso, creavi facilmente nuove amicizie e connessioni, si interagiva spinti dalla voglia di suonare e farsi sentire, ma senza il fanatismo di apparire, come succede ai ragazzi di oggi, un po’ tutti schiavi di like e visualizzazioni.

 

Il logo del Rock Club 52 di Como

 

Così, le prove diventano sempre più frequenti, e arriva il primo demo, considerato il primo vero grande traguardo per ogni gruppo. Le canzoni vengono registrate su cassette vergini comprate in negozio e duplicate a casa con lo stereo, i volantini sono fotocopie di collage randomici e vengono incollati sui muri della città di notte: Passavamo i pomeriggi al Rock Club per suonare, poi la sera ci fermavamo ad ascoltare i gruppi più grandi. Vivevamo fuori città, in provincia non avevamo la macchina, tornavamo a casa a piedi, a sera tarda. Era tutto quello che ci interessava.

Col progredire delle prove, cambiano le assegnazioni degli strumenti (Flavio prende ufficialmente possesso della chitarra, Silvio passa alla batteria, Alessandro esce dal gruppo) e arriva un cantante, Alessio. Conosciuto ovviamente al Rock Club, ha già all’attivo i Cadillac Boys e ha provato in sala con tutti gli altri. È il 1998 e i Succo sono all’inizio di un viaggio bellissimo.

 

Il boom e la rinascita della scena punk locale

Dopo i primi demo – “Succo Marcio demo”, “Gravuria Party”, “Società Violenta” e “Live in Senna Comasco” – e a formazione quasi definitiva (prima dell’ingresso di Mario alla chitarra al posto di Flavio), i Succo pubblicano “Succo Cocktail Tropicale all’Arancia”, l’album che li rende il gruppo di riferimento del punk comasco e li porta a suonare per l’Italia. I pezzi sono orecchiabili, con basi rock’n’roll e melodie e chitarre punk, raccontano di amore e disagi adolescenziali, di scuola e professori, di amicizie, di luoghi come il Rock Club.

Nell’epoca delle cassette e dei CD duplicati e del passaparola tra compagni sui gruppi da ascoltare, le canzoni dei Succo diventano un must a Como e dintorni. Sono gli anni dei concerti nei licei, dei festival in città, delle rassegne punk nei palazzetti, di una nuova esplosione dello ska-punk e della ribalta di gruppi come Pornoriviste, Peter Punk, Shandon, Punkreas, Persiana Jones. La scena è ricca e viva, i gruppi suonano insieme, spinti da una sana competizione e della voglia di farsi sentire: la musica è un modo per riunire, interagire, creare e rimanere in contatto.

 

 

I Succo suonano tantissimo, viaggiano su macchine stracariche o su intercity notturni (come ben testimoniato nel documentario “Oh, ma nessuno sa la strada?”, qui sotto trovate la prima parte), si divertono, vivono il sogno di vivere con la musica, si fanno notare. È esattamente in questi mesi che arriva il live dei Green Day di cui abbiamo parlato in apertura.

Ma è proprio da qui che iniziano i primi momenti di alti e bassi. Arriva una fase di stallo, unita alla confusione generata dalle tante chiamate delle major che “corteggiano” i Succo Marcio dopo averli visti ai Magazzini Generali e sugli schermi di TMC2. Devi pensare che noi siamo passati dal suonare all’oratorio di Senna Comasco (Co) all’essere contattati da etichette come la Warner, la Wea o la Sony, mi dicono, e credo che questa frase sintetizzi perfettamente quello che debbano aver provato in quei mesi caotici.

Tra le tante chiamate, arrivano quelle di personaggi storici della musica e discografia italiana (come Franco Godi, per cui ancora oggi spendono solo belle parole), ma le tante richieste finiscono per confonderli e bloccarli. Per dei ragazzi che in così poco tempo sono riusciti ad arrivare a calcare palchi importantissimi – arriveranno anche all’Heineken Jammin Festival, in apertura a Green Day e REM, e a diverse ospitate tv su All Music – è difficile orientarsi tra contratti e cavilli burocratici. Così i Succo Marcio continuano a suonare e a registrare i lavori successivi (“Anche lei Sarà come Tutte le Altre” del 2004 e l’EP “Campione du Mundo” del 2006), senza però mai fare il vero salto.

 

Succo Marcio oggi: in ricordo di Silvio

Un peccato? Indubbiamente sì, anche se i Succo Marcio hanno creato qualcosa di altrettanto prezioso: un senso di appartenenza. Che nel corso degli anni si è confermato ad ogni nuovo concerto e a ogni occasionale reunion, e che, ancora oggi, a più di 20 anni di distanza, è suonato fortissimo durante il concerto al Joshua Blues Club organizzato proprio in ricordo di Silvio lo scorso settembre.

 

Il concerto al Joshua Blues Club di Como (10/09/2022)

 

In due ore, ho visto persone divertirsi, saltare, pogare e cantare ogni singola canzone a memoria. Per una sera si è ricreata una dimensione liceale in cui scordarsi di problemi, lavoro, mutui e inflazione, e in cui l’unica cosa che conta sembra di nuovo essere pogare per dimenticare la cotta di turno o il professore più odiato. Un temporaneo viaggio nel tempo, con un velo di malinconia inevitabile, ma con un’incredibile dose di spensieratezza e gioia di essere lì. La cover di Teenage degli UK Subs inserita in scaletta, in questo senso, è la sigla perfetta della serata.

Silvio, ovviamente, è sempre presente. In ogni ricordo, in ogni discorso, nei momenti più belli del concerto: dall’esibizione di sua sorella Sara nel duetto sulle note di Viviana, ai ringraziamenti a Corrado (colui che per primo gli ha dato una chitarra), fino al cenno di Alessio verso il cielo e agli sguardi emozionati di tutti. E sono certa che si sia divertito molto anche lui, perché la forza della musica genuina è proprio questa: quella di resistere al tempo, ai cambiamenti, ai dolori e alle vite intere. E di riportare tutti, magicamente, al momento in cui tutto è iniziato.

Sara Bernasconi

 

Qui e qui video della serata.

 

La scaletta del concerto
Vattene via
Ponte rotto
Via da me
Una volta ancora
Voglio stare senza te
Rock Club 52
Fino a Sondrio
Pochi secondi
Il saio
Un brutto giorno
Senza pace
Perdono (cover C. Caselli)
Non mi piace
Storiella
Disagio mentale
Muore il giorno
L’ultimo sorriso
Teenage (cover UK Subs)
Kabum