La band virtuale di maggior successo di sempre, i Gorillaz, pubblica il suo sesto album “The Now Now” il 29 giugno. Facciamo un attimo il punto per coloro che non hanno familiarità con i Gorillaz: sono una band composta da quattro avatar: 2-D (cantante e voce di Damon Albarn), Russell, Noodle e Murdoc (sempre la voce di Albarn). In questo album, Murdoc si ritrova in prigione ed è stato sostituito da Ace, un cattivo tratto dalla serie cartoon delle Superchicche. Tutto questo può suonare molto bizzarro, ma niente di nuovo per i fan che da sempre apprezzano i Gorillaz, abituati ad atmosfere surreali e storie alle quali i personaggi di fantasia partecipano come protagonisti.
Nell’album “Humanz” pubblicato nel 2017, una delle principali critiche era stata l’eccessiva presenza di collaborazioni (De La Soul, Grace Jones, Benjamin Clementine, Mavis Staples, Pusha T, Vince Staples e molti altri). Per natura, i Gorillaz sono un gruppo che si affida all’aiuto di artisti, grandi e piccoli, vecchi e nuovi, che spesso fanno a gara per conquistarsi una featuring con loro. “Humanz” aveva tuttavia portato questo modus operandi all’estremo, con il risultato che le canzoni risultavano molto slegate e diverse tra loro.
Purtroppo, e lo dico per il risultato finale, questo nuovo album risolve questo problema. Solo un anno è passato da quando “Humanz” è stato rilasciato, e quello che ci ritroviamo tra le cuffie sembra un lavoro poco brillante, noioso a tratti, che porta l’ascoltatore a skippare i brani alla ricerca di qualcosa di più interessante, che però non arriva mai. Il tono monocorde e freddo dà l’impressione di avere a che fare con una raccolta solitaria di Albarn, per la quale non aveva trovato collocazione fino ad oggi. Vi sono influenze glam rock, dream pop, ma assottigliate in una patina di uniformità che lascia poco spazio dopo il primo ascolto.
A salvarsi forse è soltanto Fire Flies, con un buon groove e una linea di basso synth interessante. Senza dubbio la canzone che funziona di meno in questo album è Idaho, una strana musica country lenta, talmente lenta da far morire il brano. Un ascolto rimane comunque doveroso per una band che ha cambiato molto lo scenario sonoro negli ultimi anni. Ma se si è in cerca della solita trovata sperimentale con la quale i Gorillaz hanno sempre sorpreso, beh aspettatevi una cocente delusione. Un album fuori controllo, un “Everyday Robots” senza ispirazione, un processo affrettato che dà la sensazione di un mix mal riuscito. Un grosso passo da “Humanz”, indietro.
Andrea Frangi

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.