Con un disco come “Himalaya” (2018) è stato quasi un dovere attendere con impazienza l’uscita di “Buonanotte”, il secondo disco di Gigante, cantautore fasanese, ex bassista dei Moustache Prawn. Un’impazienza resa ancora più grande dall’ingresso dell’autore nel roster di Carosello Records, la storica etichetta discografica che ha pubblicato, tra gli altri, Giorgio Gaber, Domenico Modugno, un giovane Vasco Rossi e, ultimamente, Ghemon e Coez.
Ma veniamo al disco. Già i quattro singoli di lancio (Tempesta, Rettile, La felicità a che ora arriva e Vene) avevano annunciato un ritorno caratterizzato dalla determinazione di mostrare l’evoluzione dell’intera band. Fin da subito si nota la maestria nel combinare sonorità, riff e ritmiche che sanno come stare al passo di una scrittura insolita, ma che fanno di Gigante un artista (finalmente) diverso da quelli che siamo abituati a ritrovarci su ogni social e angolo della città.
A Lontra il compito silenzioso di raccogliere domande, punti interrogativi e curiosità di quello che sarà il risultato finale. Non sfugge la mancanza dell’ukulele, che con baffi, ciuffo e aria da introverso fa del cantautore un tratto distintivo. Ma nessuna paura, in Gomma Americana si torna a respirare aria familiare. Niente di uguale: tutto destinato a ridursi in uno slancio verso il passato, prima di far posto a chitarre elettriche più adulte, eleganti e incisive – ma mai eccessive.
In Vene, addirittura, il riff distorto si lascia apprezzare come vago omaggio agli Arctic Monkeys. Tutti dettagli che riconoscono a Gigante il merito di essersi messo in gioco brillantemente, durante la fase di scrittura, nel comporre e suonare tutte le parti musicali. Ma l’apertura non è solo questione di sonorità: coinvolge anche i testi, che sembrano fare un passo più in là rispetto ai mondi fantastici e avventurosi di Guerra, Bosco e Siberia del precedente disco.
C’è più spazio per tutto, soprattutto per una nuova scoperta, figlia di riflessioni sulle incomprensioni e i meccanismi che muovono e smuovono le relazioni di un essere umano che “non esce mai dalla sua testa, no…nemmeno un po’”. E ancora Cous Cous, scelta un po’ diffusa di inserire una traccia strumentale, che inevitabilmente richiama il confronto con Zaino. Chi vince? Due brani indubbiamente diversi ed entrambi calzanti nell’idea d’insieme del disco… ma, a parte questo: 1-0 per Zaino.
Un disco in cui anche i brani apparentemente meno forti come Cauciù (che sembra ricordare nelle prime note la sigla del Maurizio Costanzo Show) rivelano risvolti interessanti nel ritornello. Degni di nota – oltre alle tastiere che confermano la professionalità di Antonio Conte – sono i giri di basso che creano un ponte con artisti come Giorgio Poi, pur mantenendo uno stile del tutto personale e molto apprezzabile. Tra l’altro, immaginare un feat con Poi su brani come La felicità a che ora arriva è d’obbligo.
Con Buonanotte, Gigante si porta a casa una nuova promozione a pieni voti e un attestato di fiducia affinché possa meritarsi a lungo un posto nel panorama musicale.
Renato Murri
Foto di copertina: Scatola Enne
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