Giorno #1

 

Giorgio Poi con Calcutta sul palco Jowaè

 

“Svegliati, apri gli occhi per difenderti”. Non cantava così Frankie Hi-Nrg? Insomma, hai una reputazione da mantenere, ideali in cui credere, l’impalcatura di un vecchio indie-rocker da tenere in piedi. Forza, alzati e corri in bagno, quello è lo specchio.

Sei sempre più simile a tuo padre, dio mio. Brizzolato da tredici anni, stempiatello, con la pancetta in fuori gioco. Eppure sei giovane dentro, dicono così. Lo dici tu stesso.

Ci credi ancora? Bene, allora infilati quella camicia a fiori e non rompere i coglioni. Vieni al Mi Ami Festival, all’aeroporto a sinistra. Il parcheggio è gratis se la metti in fondo alla vietta, ma già lo sai. Me l’hai insegnato tu, che sei alla dodicesima edizione, mentre io sono solo alla prima. Il veterano e il pivello, il saccente e il neofita. Male assortiti, vabbè, ma chissene frega.

Eccoti qui, indeciso se portarti l’ombrello o lasciarlo in macchina. Che c’è? Hai paura di bagnarti? Racconti in giro che al Mi Ami 2008 pregavi in turco per due gocce di pioggia dopo il live dei Sottopressione. E invece adesso guardati un po’, mi fai quasi pena. Sei un vecchio di merda con l’impermeabile della Decathlon.

Senti qui. Ne è passato di tempo, eh? Una volta sulla musica eri un mostro, tipo supercampione di Telemike. Adesso sei in ritardo su tutto. Sugli ascolti, sui gusti, sulle ultime tendenze. Ma lo sai chi è Massimo Pericolo o no? Vabbè, lascia stare, entra con me al Magnolia e aggiornati un po’.

Sì, quella è Emma Bonino, una che ha più o meno la tua età. Scherzo dai, è un po’ più giovane. Ok, la smetto, ti seguo sotto il palco dei Coma_Cose.

Strana sensazione, vero? Conosci le loro canzoni a memoria, ma non sai perché. E allora te lo dico io, il perché. Perché li hai sentiti su Radio Carrefour mentre compravi la lemon soda che ti fa tanto bene al pancino. Perché riconosci il valore della loro scrittura. Perché «sono una ventata di aria fresca», come dite voi anziani.

Basta così, adesso corriamo alla collinetta che c’è Giorgio Poi. Lui è bravo, dai. Non ti gusta la sua voce, ma dal vivo ti piace assai. Ti conosco, che ti credi? Un minimo di orecchio ti è rimasto. Quando Frah Quintale sale sul palco con Giorgio ti viene un conato, è comprensibile. Ma con Calcutta l’effetto è diverso, credi che almeno lui sia un artista sincero.

Beh, altri live che ti stanno piacendo? Jesse The Faccio, ok, è il nuovo Mac Demarco italiano. E poi? Sxrrxwland? Non mi dire, una band di trapper. Sì, ti ho visto ballare quando hanno fatto Facebook. Mi hai fatto una tenerezza infinita, ma sono orgoglioso di te.

I Fast Animals and Slow Kids, però, sono roba tua. I volumi sono troppo bassi, è vero, ma sei sul pezzo. Anche se “Animali Notturni” non l’hai apprezzato, dal vivo sono pur sempre potenti. Certo, a parte le canzoni nuove.

Perfetto, per stasera possiamo andare a casa. Anzi no, c’è Speranza sul palco grande, canta con un giubbotto antiproiettili e si dimena come un matto. Ha un che di tribale, da giungla metropolitana. No, eh? Va bene, buona notte. Domani ti lascio solo, ma fammi sapere com’è andata.

 

Giorno #2

 

Mamhood con MYSS KETA sul palco Jowaè (foto di Francesca Sara Cauli).

 

Giovanotto, che ti devo dire, stasera è andata bene, anche senza di te. Ho assistito a questa seconda giornata di Mi Ami Festival come davanti a un bel cantiere della metro. Che bellezza. Sono arrivato presto e mi sono goduto lo spettacolo di Auroro Borealo. É un bel matto quello lì. In pratica ha messo in scena un finto festival di Sanremo: il Festival di San Borealo. Una presentatrice, un’orchestra, il voto del pubblico. Auroro entrava e usciva di scena con un abito diverso ad ogni canzone. Alla fine ha fatto anche Uragano su Milano (vecchia hit de Il Culo di Mario, uno dei precedenti progetti di Francesco Roggero) e Trentenni Pelati.

I Sick Tamburo, poi, sono un gruppo di reduci della mia generazione. Il loro ultimo disco, “Paura e l’amore”, è tra i miei album italiani preferiti di quest’anno, almeno per ora. Sono una certezza granitica. Adoro la voce di Gian Maria, il suono pop-punk della sua chitarra e il tono malinconico dei suoi testi, un po’ malato e un po’ morboso. Hanno chiuso con Betty Tossica dei Prozac + (loro sì che ce l’avevano fatta, mannaggia), e per noi anziani è stata come manna dal cielo.

Riccardo Sinigallia, un altro vecchio soldato della buona musica, è stato il primo artista ad emozionarmi davvero. Aveva parecchi problemi in cuffia, suoni impossibili, con il basso della compagna Laura Arzilli a volumi da gastrite. Ma Riccardo (perdonami se lo chiamo per nome, ma è come se fosse mio cugino) ci è passato sopra con una professionalità che non è da tutti. A un certo punto è salita sul palco anche sua figlia, quella della copertina di “Ciao Cuore”. Hanno ballato insieme.

Poi mi sono spostato sulla collinetta, ero curioso di sentire Mamhood dal vivo. È un’autentica star del pop. Tiene il palco come un veterano e ha qualità da vendere, ma per me è troppo radiofonico. Ma senti questa: ha cantato un paio di pezzi anche con Sfera Ebbasta e Gue Pequeno. Sai che ho quasi stentato a riconoscerli? Il secondo pensavo fosse Marracash, per dire. Tu saresti stato esaltatissimo, io me li sarei persi volentieri.

Ho chiuso la serata con MYSS KETA, mi hanno raccomandato di scriverlo in capslock ed ecco fatto. Mi ha divertito, ho ballato come un vero giovane, ma la musica, caro mio, per me è un’altra cosa. Ti segnalo anche Mille Punti, gran bravo, tra funky e disco-music, e poi gli Yonic South, la quota garage di questo Mi Ami. Bassi Maestro non te lo nomino neanche, tanto non sai nemmeno chi sia. Ma che stile, ragazzi. Domani ci sei? Ok, passo a prenderti io.

 

Giorno #3

 

Il pubblico della collinetta (foto Enrico di Rassu).

 

Vai, salta in macchina che oggi è la mia giornata. Alle 18.20 c’è Giovanni Truppi, poi Giorgio Canali e Bugo. A proposito, ti ricordi quando nel 2006 Bugo era l’headliner? C’erano anche gli Yuppi Flu, i Giardini di Mirò, The Death of Anna Karina, Numero 6, Mojomatics. Bei tempi, vero? Ma che te lo dico a fare, tu andavi alle elementari. Ora è cambiato tutto. I pionieri sono quasi tutti scomparsi. Un discorso palloso, comunque. Torniamo con la testa e i piedi sotto il palco.

Beh, devo dire che Truppi non è niente male. Su disco non mi ha mai convinto fino in fondo, ma dal vivo ha davvero un buon tiro. Soprattutto i pezzi vecchi (che novità, dici tu, ma io me ne sbatto), da Stai andando bene Giovanni a Superman. Birra? Ok, ma poi corriamo dagli Any Other, che piacciono a entrambi.

Non c’è che dire, Adele Nigro è davvero una spanna sopra tutti gli altri giovani cantautori emersi in questi anni. I suoi testi taglienti si sposano alla perfezione con gli arrangiamenti di una band perfetta, che viaggia costantemente sul filo del rasoio.

No, non ci spostiamo, rimaniamo qui. Andrea Laszlo De Simone è un altro di quelli per cui è cosa buona e giusta essere al Mi Ami anche quest’anno. Vatti a prendere un panino se vuoi, io mi tuffo in questo mare di Conchiglie. Il suo set è forse il più intenso sentito in questi tre giorni. Ma tu continua a non ascoltarmi, mi raccomando, snobbami ancora.

Ah, per gli I Hate My Village rimani! Bravo ragazzo, non me lo sarei mai aspettato. Sono tosti, no? Perdona il mio linguaggio un po’ all’antica, ma qui sotto il palco sembra di ribollire in un calderone africano. Tra i vapori dei ricordi riemergono decine di concerti dei Verdena, degli Afterhours, dei Jennifer Gentle. Adriano Viterbini si prende (quasi) tutta la scena, ma era prevedibile. Bene così.

Sei stato a sentire Her Skin? E Ginevra? Sì, alla prima ho dato un ascolto anch’io. Direi che la sua presenza nella lineup dello Sziget Festival di quest’anno è assolutamente meritata. Ok, detto questo mi faccio la terza pizza in tre giorni e me ne vado a casa.

Giusto, manca lo zio Luca Carboni. La verità è che ho paura a sporgermi oltre l’area cibo, non so se trovo il coraggio di guardarlo in faccia. Che dici, gli diamo un occhio? Va bene, aspettami che arrivo.

Ok, ciao Luca. Ah, tu sei sempre lo stesso? Beh, pure io. Infatti non so esattamente perché sono a un tuo concerto, ma tant’è. Insomma, l’ultima volta che ti ho ascoltato era il 1993. Avevo la cassetta di Mare Mare, anche se in spiaggia ci andavo ancora con i braccioli. Sai una cosa? Se fai quella canzone lì sono contento, perché mi ricorda tanto i pomeriggi a casa con mio padre. Fatta, che meraviglia. Ci avviamo verso l’uscita?

Bene dai, allora grazie mille di tutto. Possiamo chiudere il festival con un sorriso. Ciao neh, all’anno prossimo.

Paolo

 

Per motivi di tempo, fame e totale assenza di agilità, non siamo riusciti ad assistere agli altri concerti in programma, ma alcuni amici fidati ci hanno parlato bene di questi live: Egokid, Clavdio, Fulminacci, Motta, Tropea, The Pier, Dimartino, Canarie, La Rappresentante di Lista. La foto di copertina con Aimone Romizi dei Fast Animals and Slow Kids è di Francesca Sara Cauli.