Chi è cresciuto negli anni novanta non può non aver sentito parlare di “Alta fedeltà”, ispirandosi per la produzione di cassettine piene di canzoni preferite e soffrendo come un cane per amore, per poi sentirsi ragazzino guardando “About a boy” (e quante volte ho ascoltato la colonna sonora di Badly Drawn Boy!). Tutto era firmato da Hornby, idolo letterario del periodo, che ho sempre pensato come una specie di Andrea De Carlo anglosassone.
Il regista di “Alta fedeltà” vantava una lunga carriera con pellicole che sarebbero diventate di culto, in particolare “My beautiful Laundrette”, un tale Stephen Frears che aveva diretto Uma Thurman, Glen Clos e John Malckovich, ai tempi più boni che mai, nelle torbidissime “Relazioni pericolose” di Choderlos de Laclos.

Dopo lavori dal dubbio successo, negli ultimi anni, il regista inglese si è dato una specie di regola: scegliere un grande attore (magari un po’ stagionato) e costruire un film unicamente su di lui. Iniziando da Michelle Pfeiffer in Chéri, proseguendo con “The Program”, passando per “Philomena” e finendo con “Florence”. Certo, questa volta, disponendo di Meryl Streep, la più grande attrice vivente, avrebbe anche potuto fare un lavoro migliore. Ancora una volta dedicandosi ad una biografia, Frears narra la storia di Florence Foster Jenkins, soprano dalle scarsissime doti canore con un sogno nel cassetto: esibirsi alla Carnegie Hall. Una storia vera e incredibile, allegra ma non troppo, di cui il personaggio più interessante è il marito di Florence, l’attore St. Clair Bayfield. Il mondo frivolo che circondava la coppia è descritto nella propria superficiale ma concreta bontà d’affetti, dove l’amore è autentico e commuovente, al di là di ogni esame di realtà, volto alla realizzazione della felicità reciproca. Una commediola agrodolce, leggera come una canzone d’operetta. Il ridicolo è dietro l’angolo, ma ben calibrato da una sana malinconia con attori decisamente sopra le righe, escluso il resuscitato Hugh Grant, in grandissima forma, in uno dei ruoli migliori della sua carriera. Doppiaggio italiano criminale.

Il Demente Colombo