L’idea di girare un film sull’incontro tra il presidente degli Stati Uniti meno popolare di sempre, con la rock star americana più amata di sempre è, sulla carta, un’idea strepitosa. Accadde infatti che un giorno Elvis decise di incontrare Nixon per chiedergli di diventare agente dell’FBI aggiunto, per combattere la diffusione della droga (la stessa che lo portò alla morte qualche anno dopo) e che nel 2016 questo incontro straordinario sia diventato un film. Il risultato, nonostante le premesse da film culto, non convince. “Elvis e Nixon”è un ammiccare alla ricerca del dissacrante e dell’umorismo, con Kevin Spacey che si immerge in un Nixon isterico e burbero, quasi simpatico (il primo ammiccamento), in una versione ironica di House of Card. Elvis al contrario è una Star fragile, che soffre della propria maschera che sacrifica la persona (secondo ammiccamento), alla ricerca del vero, con riflessioni tra il disarmante e l’intimista. Interessante il ruolo di Michael Shannon (anche se fisicamente distante dal Re, quasi somigliante a Johnny Cash), che studia la postura, la voce, concentrandosi sulle ossessioni di Elvis, con una caricatura efficace, ma pur sempre una caricatura, più verosimile che convincente. Il registro è quello della commedia, con una colonna sonora che accompagna ogni momento, sottolineando in particolare quello dove si attende un’esplosiva risata dello spettatore, che raramente arriva, perdendosi piuttosto in qualche sorriso, talvolta anche imbarazzato.

Non spiacevole, non un capolavoro, “Elvis e Nixon” intrattiene, non annoia, fa il suo lavoro di buon film godibile, ma nulla di più ed è un peccato, considerando la ricchezza del materiale degli attori in questione. Spero in un nuovo tentativo, meno pretenzioso, più sincero, ne varrebbe la pena.

Il Demente Colombo