Tra le nuove uscite del panorama Netflix spicca senza dubbio Dear White People.
La serie, un commedia ad alto contenuto satirico, è basata sull’omonimo film del 2014 di Justin Simien che firma anche questa opera. La trasposizione da film a tv series permette al regista di approfondire al meglio i personaggi e la narrazione (come più spesso ormai accade). L’estetica di Simien rimane però sempre immutata in quello stile che potremmo definire come una specie di Spike Lee incontra Wes Andreson.
Persino questa azzardata definizione riesce a far capire lo spirito che sta dietro a tutta questa storia. Sì, perchè Dear White People è una serie a sfondo satirico che riesce a mettere a fuoco quanto ancora sia presente uno scontro di culture e il razzisimo nella società contemporanea. Ambientata all’interno dell’Università di Winchester (Prestigiosa università della Ivy Leageue frequentata prevalentemente da ricchi studenti bianchi) racconta la storia di un gruppo di giovani afroamericani che si trovano ad affrontare pregiudizi, ingiustizie sociali e gli atteggiamenti da parte di studenti ed istituzioni che spesso si trasformano da strumenti di integrazione a sistemi di potere gestiti dalle maggioranze.
Simien rappresenta i diversi approcci alla questione razziale anche grazie all’utilizzo di diversi punti di vista. Perchè se è vero che la protagonista e filo conduttore della serie è Samantha White (la bellissima Logan Browning) è altrettanto vero che sono riportate le storie in prima persona degli altri protagonisti archetipi dei diversi approcci alla questione razziale. Troy, figlio del preside e candidato alla carica di rappresentante degli studenti (approccio istituzionale). Reggie, la testa calda pronta allo sontro (reazione “violenta”). Lionel, introverso giornalista (il punto di vista obiettivo). Coco, odiosa ed affamata di potere (pronta a sfruttare la questione politica per affermarsi nella società). Infine troviamo Gabe, il ragazzo bianco di Sam che fa suo malgrado da punto di intersezione tra i due mondi dimostrando quanto si possa sbagliare per conto di una fazione o dell’altra anche se in buona fede.
Nei primi 5 episodi dei 10 totali della serie viene riportato lo stesso avvenimento dal punto di vista dei 5 personaggi. Ogni puntata comincia con un breve cappello introduttivo che ci da una descrizione del personaggio protagonista dello stesso con una voce narrante fuoricampo e inquadrature simmetrice tanto care a Wes Andreson per poi lasciare spazio ad una narrazione a tratti cruda e rappresentata con una dinamicità tipica del vecchio Spike Lee. Firma stilistica di Simien che di nuovo riporta a questo scontro tra due culture apparentemente in conflitto.

Dear White People riesce così a centrare il suo obiettivo: riuscire a dare una rappresentazione onesta del razzismo culturale di questa società e riesce a farlo in tutte le sue sfaccettature. Riesce a fare tutto ciò grazie tanto alla schiettezza di narrazione (Lee) quanto nella gradevolezza delle scelte estetiche e di inquadratura (Andreson).
Si può ancora sperare che quando due culture apparentemente in conflitto decidano di collaborare ne risulti qualcosa di davvero bello.

Simone Casarola (@simocasarola)