Circa un anno fa scrivevamo del riuscitissimo progetto Deap Lips, nato dall’unione di Wayne Coyne e Steven Drozd dei Flaming Lips e Lindsey Troy e Julie Edwards delle Deap Vally. In questo 2021, il duo losangelino promette l’uscita di una serie di lavori di cui il primo è “Digital Dream”, EP autoprodotto di quattro tracce, che annuncia già una prima novità: l’innesto dell’amico di lunga data Josiah Mazzaschi (Jesus and Mary Chain, Idles) che sostituisce Nick Zammer (Yeah Yeah Yeahs) al mixer.
Questa però non è l’unica differenza degna di nota, infatti rispetto alle precedenti esperienze le Deap Vally decidono di rivedere anche il loro processo creativo e lanciarsi in una nuova forma di scrittura e registrazione totalmente incentrata sulla collaborazione.
“Questo EP – hanno spiegato – è stato un’incredibile opportunità per rimuovere tutte le barriere stilistiche dalla nostra musica e collaborare con alcuni dei nostri artisti e amici preferiti. Le canzoni sono state composte in modo puramente democratico, consentendo a tutti gli artisti nella stanza di contribuire, plasmare e partecipare alla creazione. Scriverle ha riguardato più il processo che il risultato, incoraggiando tutti a entrare in zone potenzialmente scomode (jammando e abbandonando nozioni preconcette di approccio e genere), ma sentendosi sempre al sicuro e non giudicati. Una vera alchimia musicale”.
Questo approccio più libero e cooperativo ha segnato una rinascita per le Deap Vally e lo si può apprezzare sin dalla opening track, nonché primo singolo estratto, Look Away, frutto della collaborazione con la bassista delle Warpaint e amica di lunga data Jenny Lee Lindberg (aka jennylee). Sin dalle prime note ci si dimentica dei riff travolgenti e della voce primordiale di Troy, che tanto hanno caratterizzato i primi lavori delle Deap Vally, per ritrovarci in un’atmosfera nebbiosa dai ritmi e versi ipnotici, che tende però a perdere gradualmente quel tono quasi sommesso con cui era partita la canzone.
Soko (alias Stephanie Alexandra Mina Sokolinski), altra vecchia conoscenza del duo, partecipa nella title track dell’EP narrandoci un mondo post-apocalittico nel 2068, mentre Zack Dawes (Mini Mansions, Last Shadow Puppets) si diletta con il basso. I toni malinconici e il sound elettronico si fondono delicatamente e ci fanno fluttuare in questo sogno digitale fino ad accompagnarci alla prossima traccia, High Horse. Questo è l’unico brano dell’EP in cui possiamo riconoscere il suono ruvido dei lavori precedenti, ma con i featuring decisamente azzeccati di KT Tunstall e Peaches che danno ancora più sostanza alla parte cantata.
Shock Easy, traccia conclusiva, è il frutto dell’incontro con Jame Hince dei The Kills a un concerto dei Queens of The Stone Age. La sua chitarra è ben riconoscibile, ma allo stesso tempo è come se avesse assunto uno stile più “Deap Vally”, come a coronamento di questa ricercata alchimia artistica.
Indipendentemente dal fatto che questo lavoro possa segnare o meno una svolta nel percorso artistico delle Deap Vally, si tratta di un esperimento ben riuscito, che ha mostrato i benefici che si traggono da collaborazioni eterogenee e che ha donato nuova linfa a questo duo dal quale ci si aspetta per quest’anno ancora tante sorprese.
Stefano Sordoni
Mi racconto in una frase: A mio agio nel disagio
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica: Circolo Magnolia (Milano), Santeria Toscana 31 (Milano), Circolo Ohibò (Milano).
Il primo disco che ho comprato: Jamiroquai – Travelling Without Moving
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Beatles – White Album
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: Ascolto musica da sempre, in qualsiasi situazione, costantemente. Mi piace creare delle playlist adatte per ogni situazione. Ricordo quando da bambino si affrontavano viaggi interminabili verso il Sud della Puglia, nella vecchia Simca di mio padre: facevo ascoltare a ripetizione una sola cassetta, “Money for Nothing” dei Dire Straits, la mia preferita tra quelle presenti in auto e soprattutto quella che per me era diventata la colonna sonora dell’inizio delle vacanze estive. Ricordo anche la mia tristezza quando un giorno mio padre mi disse che il nastro si era incastrato nel lettore, rovinandosi definitivamente e inesorabilmente. Col senno di poi forse aveva semplicemente rotto le palle.