Milano, venerdì 29 ottobre 2016

Un classico, le luci si spengono. Entrano Jamie Hince e Alison Mosshart: The Kills. La straziante Georgia, opening act della serata (viene da dire “ma chi ce l’ha messa?”), è un brutto ricordo che subito se ne va. Alison comincia ad aggirarsi sul palco, come sempre, affamata come una iena, sicura di sé; accanto a lei Jamie, che sorride ma senza perdere la concentrazione. Attacca la batteria; arriva il primo accordo di chitarra; non è “No Wow”. Strano, di solito aprono con quella. Al suo posto “Heart Of A Dog”, grande singolo dell’ultimo album (anche il video è superlativo). Alison intona la prima frase: fiera, decisa, con lo sguardo fisso davanti a sé, ed io ho subito le lacrime agli occhi, non esagero. Non sono l’unico; in molti stavano aspettando da tempo The Kills qui in Italia, dopo il loro show annullato del 2011, e l’emozione è evidente su tutti i nostri volti. A differenza di molti gruppi esteri, che arrivano qui da noi scarichi e demotivati, si vede che questi due vogliono fare bella figura, e soprattutto che l’aver scritto un album degno dei loro migliori tempi li ha rigenerati. Durante il pezzo non c’è un errore, non un segno di stanchezza o dolore (Alison si è praticamente spaccata il naso il giorno prima a Zurigo), e la voglia di riprendersi i fan nostrani prevale su tutto.

Anche la scaletta è una sorpresa: dopo una prevedibile e solida “URA fever”, infatti, arriva “Kissy Kissy”, ballata desertica e distorta, che ci riporta alle sonorità punk-blues del primo album e ci accompagna folgorati fino alle successive “Hard Habit To Break” e “Impossible Track”. Queste non sono quasi per niente simili al pezzo precedente, più rilassante e meno esplosivo, ma fanno risalire l’elettricità alle stelle, e cantare tutto il Fabrique, che rimane uno dei migliori posti in Italia per godersi un concerto rock. Si va avanti con “Black Baloon”, da  “Midnight Boom”, album che li ha portati al successo mondiale nel 2008; un pezzo in cui Alison si ferma (cosa molto rara) e impugna la chitarra. Tutto va avanti così, al livello massimo, finché arriva il turno di “Tape Song”, altra pietra miliare della band. Qui succede qualcosa di strano. La drum machine sembra incepparsi, il batterista perde il tempo, e anche Alison finisce così per smarrire la concentrazione. Nel ritornello non ne azzecca una. Non può nascondersi; la band e Jamie cominciano a ridere, il pubblico pure, e il pezzo finisce tra mille indecisioni. Alison allora, con una calma olimpica, chiede scusa, con un sorriso troppo genuino per non perdonarla. Il pubblico infatti capisce e applaude, incitandola come non mai a continuare a spaccare tutto.

Il concerto riparte e di intoppi non se ne sentono più; anzi, la perfetta chimica tra i due diventa sempre più evidente, il suono sempre più amalgamato, e le voci sempre più calde. La band esce per la pausa; il pubblico subito la richiama a gran voce sul palco. Rientra Alison da sola, con una malinconica versione chitarra-voce di “That Love”. Rientra anche la band, e dopo una folgorante “Siberian Nights”, tra cenni di intesa e tenerezze tra Jamie e Alison, e una incontrollabile “Love Is A Deserter”, in cui Jamie rende slide tutto quello che può, si arriva fino a “No Wow”; conclusione potente e perfetta di un concerto totale, unico nel suo genere, ed estremamente coinvolgente. The Kills sono una band rigenerata, con un’armonia e passione ineguagliabili, e mettono in scena uno stile di concerto unico, di cui l’Italia ha davvero bisogno.

Filippo Santini