“Making a Door Less Open” rappresenta la seconda svolta in carriera per i Car Seat Headrest, giovane ma già esperta band proveniente da Seattle. Se la prima è infatti datata 2015, anno della firma con Matador Records dopo ben nove album autoprodotti, questa può essere intesa come seconda svolta più per l’aspetto musicale.

La nuova opera del deus ex machina Will Toledo è un tuffo nell’universo elettronico precedentemente mai (o comunque poco) affrontato. Per l’occasione Will veste addirittura i panni di “Trait”, il suo alter ego in maschera anti-gas, già protagonista del progetto 1 Trait Danger di un paio di anni fa.

Il risultato è spiazzante, ma sicuramente d’effetto. I Car Seat Headrest non abbandonano il passato slacker, ma non per questo rinunciano ad esplorare sonorità sintetiche figlie sì di un certo indie rock, ma anche del pop dell’ultimo decennio, dell’hip hop e dell’elettronica pura.

L’opener Weightlifters mette subito ben in chiaro le cose: base trance psichedelica inframmezzata a un certo punto da alcune belle schitarrate ad aprire l’atmosfera. Can’t Cool Me Down è pop rock sulla falsariga degli ultimi Strokes e come loro gode di una melodia incorreggibile, Deadlines (Hostile) è invece più dark e si avvicina più ai Voidz (sempre di scuola Casablancas si parla, comunque).

Hollywood è figlia dei sottovalutatissimi electro-punkers Intro5pect, mentre Hymn (remix) parte come una bordata dei Liars per trasformarsi verso la fine in una nenia surreale targata Radiohead. Ecco quindi l’alternative rock acustico di Martin, che sfocia nella dance da party apocalittico di Deadlines (Thoughtful): i Chemical Brothers benedicono.

What’s with You Lately è una ballad unplugged da cameretta grunge, Life Worth Missing si avvicina forse un po’ troppo a sonorità mainstream in stile i 30 Seconds to Mars, mentre There Must Be More than Blood ha un’anima molto più dark rispetto al resto del disco. La conclusione è affidata alla ballabile Famous: che sia per loro di buon auspicio.

Andrea Manenti

 

La foto di copertina è di Carlos Cruz