In questi giorni sto giocando a Red Dead Redemption II. «Che c’entra?», vi chiederete voi, e sarebbe anche un’obiezione legittima. Il fatto, però, è che giocare a un gioco western e, nello stesso periodo, imbattersi in un album che si chiama “Umani, Vento e Piante è… beh, è uno di quei momenti in cui la vita ti fa capire che il caso non è mai a caso, ma tutto si muove attorno a te, esattamente in relazione a te.

Va bene, parliamo del disco, altrimenti mi mandano il Trattamento Sanitario Obbligatorio. E non mi va, perché in ospedale non me la fanno portare l’Xbox. La voce dei Campos è profonda, ma non roca: un timbro carismatico, adatto a un racconto attorno al fuoco. Le sonorità mi ricordano un po’ Tom Waits. Dite che l’ho sparata grossa?! Boh, può essere, però vi invito a sentirli entrambi, e scoprirete che in qualche maniera non sono poi così lontani. I Campos mi ricordano anche i The Good, The Bad and The Queen di Damon Albarn, una chiara strizzatina d’occhio a Sergio Leone.

Vedete? Il cerchio si chiude e tutto si tocca. Non lo faccio a posta, ma “Umani, Vento e Piante” offre tracce che stuzzicano la mente verso una precisa direzione concettuale: pezzi come Qualcosa Cambierà e Take Me Home sanno di inverno, camino e birra scura. Poi però all’improvviso arriva un pezzone oscuro e virile come Schiena di Bue, che si avvicina decisamente allo stile di “Marinai, Profeti e Balene” di Vicinio Capossela.

Insomma, i Campos sembrano avere diverse nobili derivazioni, o comunque rispettabilissime somiglianze, e potete tranquillamente ascoltare il loro album mentre siete a cavallo nel Colorado a caccia di orsi. Sì, capisco che potrebbe non accadere che vi troviate a cavallo in Colorado sulle tracce di un orso, ed è più probabile che vi troviate a Roma per strada sotto la pioggia in cerca di un taxi, ma sono due attività ugualmente difficili, pericolose e ingrate.

Dai, accendete un bel fuoco per terra nel vostro soggiorno, copritevi con una pelle di lupo e ascoltatevi “Umani, Vento e Piante”. E magari fate caso a un pezzo musicale come Walter. È roba che scalda l’anima. Oh, lo so che la maggior parte di voi dopo aver letto questa recensione starà pensando che sono in trip di acidi, ma a ‘sto giro vi sfido: ascoltate l’album. E poi vediamo se non avete voglia di andare a fare le Giovani Marmotte in mezzo al bosco.

Grazie Vita per avermi fatto scoprire i Campos.

P.s. “E chi se ne va ti lascia solo a finire, proprio per farti capire perché devi continuare”, verso che vi segnalo dal pezzo Bughialenta, che non so cosa voglia dire ma… ragazzi, pure i testi in questo disco hanno il loro perché.

Marco Improta