Premessa doverosa. Io Auroro Borealo non lo conoscevo. Ma quando mi hanno chiesto di fare la recensione del suo disco mi son detto, beh, ok che ormai i nomi d’arte stanno raggiungendo vette altissime, ma qui si esagera…

Apro il disco: si intitola Adoro Borealo. L’album di Auroro Borealo si chiama Adoro Borealo. Ok. Le opzioni sono due, estremamente distanti tra loro: o è un deficiente cosmico, o è un genio futurista il cui talento è semplicemente sprecato per questo sistema solare. Non c’è via di mezzo. Perché posso capire quelli che hanno la vena comica, ma qui già solo col naming l’acceleratore è spinto al massimo. Quindi un bel respiro, e vediamo di cosa si tratta.

Prima traccia. Chitarra elettrica a palla. Voce parlata: «Uè Auroro, senti, di cosa parlano i tuoi testi?». Risposta cantata a loop su un rock che diventa quasi metallo: «Elfi, spade, draghi, solite cose insomma». Voce parlata: «Ah, ok». Bene. L’opzione giusta di cui prima è la numero due: trattasi di caso esemplare di fottutissimo genio.

Ciao Auroro Borealo, piacere di conoscerti. Se fossi stato donna t’avrei chiesto di sposarmi. Vogliamo diventare migliori amici?

Seconda traccia: satira concettuale ed estrema sul ritorno preponderante degli anni ’80 in questo periodo. Io, che reputo Vacanze di Natale ’83 al di sopra di qualsiasi cagata abbia fatto Duchamp, mi sento preso per il culo in pieno. E applaudo. E il disco è tutto così.

«Ah, ma allora è uno comico tipo Ruggero dei Timidi: pezzi come Titillami l’ano e risatine facili…». Eh no. Non è così semplice. Perché qui non ci sono solo battute sporcellone (che, sia chiaro, non disdegno), ma c’è un’ironia molto più strutturata nei testi. E anche un divertente e intelligente utilizzo di generi musicali diversi, dal rock, al reggae, alla dance.

Insomma, non è semplice comicità, è surrealismo onirico:

La tua vita dissoluta
Fila come una fonduta
Vetro di Murano
Gabriel Omar Batistuta

Considerate anche un’altra cosa: ogni singola canzone del disco ha una partnership che va dai Punkreas alla mamma di Auroro Borealo, quest’ultima protagonista di una bossa nova GENIALE dal titolo Mio figlio è ipocondriaco (eh sì, perché tra i vari generi toccati c’è anche la bossa nova).

Ah, e scusatemi se sto inflazionando la parola GENIALE in CAPSLOCK, ma altri termini sminuirebbero quello che provo nei confronti di Auroro Borealo.

Non vado oltre nel raccontarvi l’album, perché non voglio spoilerare altre chicche. Andate su una piattaforma streaming e ascoltatelo. Così vi ritroverete a canticchiare «Elfi, draghi, spade, solite cose insomma» mentre siete dal barbiere, che vi guarderà strano.

Marco Improta

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