Il suono degli esordienti a/lpaca ha navigato giustamente oltre il cyberpunk, una sensazione che non appartiene alla loro età, ed è ormai approdato sulla levigata superfice di un Iphone; ma il gusto per la velocità è quello di un appassionato di meccanica o di un romanziere amante dell’ambientazione steampunk o fantasy: qualcosa di simile al mondo magico di Harry Potter, forse.
Difatti il tono è quello di una psichedelia giocosa e vagamente anglosassone, che ricorda il fantasy da teenager. Gli arrangiamenti invece denunciano la precoce maturità degli autori, con giri armonici esemplari ma mai monotoni, degni di chi ha il mestiere per effettuare in ogni occasione la scelta giusta, da autentico secchione di Hogwarts. Il battito infine è sostenuto e serrato, testosteronico come ci si può attendere, data la giovinezza degli esecutori.
Questo disco d’esordio è pertanto in bilico tra lo spirito dei debuttanti e quello dei veterani o dei nostalgici, tanto che potrebbe piacere ai tradizionalisti della prima musica acida inglese – Barrett, Tomorrow e scena di Canterbury come riferimenti – quanto a chi ha amato epigoni degli anni ’90 come i Jennifer Gentle.
La sensualità delle tracce è quella contemporanea, colorata e sfumata, a pastello, in questo caso capricciosa e mai dolente. Se poi vogliamo proprio esagerare nei complimenti, possiamo anche arrischiarci a dire che lo studio appassionato per il ritmo ripetitivo richiama nomi altisonanti come Steve Reich. Una bella promessa, un prospetto interessante.
Alessandro Scotti
Photo Credit: Bianca Maria Lecchini

Mi racconto in una frase: vengo dal Piemonte del Sud
Il primo disco che ho comprato: “New Picnic Time” dei Pere Ubu è il primo disco che ho comprato e che mi ha segnato. Non è il primo in assoluto ma facciamo finta di sì.
Il primo disco che avrei voluto comprare: qualcosa dei Pink Floyd, non ricordo cosa però.
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: la foto della famiglia di mia madre è in un museo, mia madre è quella in fasce.