Verona, 25 giugno 2019
Lungadige, Teatro Romano, calda serata estiva e cielo terso. Due concerti.
Giardini di Mirò: le immagini.
Saliamo su un tappeto volante ed ammiriamo dall’alto i paesaggi musicali. La lap steel guitar che diventa violino e poi tromba. Il basso che si fa sax ed ancora clarinetto. Tessiture di nuvole tra chitarre che cinguettano. E poi la voce col cappello di Panama e il mantello di suoni che gli girano intorno. È il mistero del volo e la magia fatta di note. Siamo spettatori rapiti dalle immagini la cui sostanza è suono, e vediamo coi sensi che non sono di occhi ma di pelle e cuore.
Massimo Volume: le parole.
“Contenitori che perdono acqua noi siamo. Prendi il mondo a caso. Dimmi la strada, dammi un secondo, indicami il modo per girarci intorno. E così veniamo avanti, simili in tutto a quelli di ieri, aggrappati a un’ immagine, condannata a descriverci. Le cattive abitudini, quasi sempre appagate. Ho imparato a naufragare senza perdermi nel mare. Sono stanco di pentirmi di quello che ho desiderato. Qualcosa d’afferrare, una pallottola alla fine. Leo, è questo che siamo?”
Tutto rigorosamente in scaletta.
Verona, teatro romano, lungadige. Il cielo è scuro, ma è ancora più bello in questa calda notte d’estate.
Massi Marcheselli

