Dieci anni di carriera non sono bastati per far cambiare i connotati principali di ironia, volgarità e schifo che ci hanno fatto innamorare dei Viagra Boys: prove ne siano il rutto nella strofa introduttiva dell’iniziale Man Made Of Meat e il risucchio scabroso di catarro sul finale di Dirty Boys.
I brani in questione ben rappresentano anche i due principali filoni esplorati in questo quarto album della band svedese. Il primo scimmiotta come sempre la foga anarchica di Johnny Rotten e Iggy Pop, destrutturando però il suono alla maniera dei Devo (omaggiati anche nella copertina), come si ascolta anche in The Bag Body e You N33d Me. Il secondo, invece, gioca maggiormente con una versione electro del punk, una sorta di mix fra tutti i brani dellla colonna sonora di Trainspotting (primo e secondo episodio), accompagnato da Uno II, Waterboy e Store Policy.
Affascinanti i Viagra Boys in versione brit pop, influenza forte in una canzone come Pyramid Of Health, sulla quale aleggiano chiaramente i fantasmi dei fratelli Gallagher. Avventuroso lo spoken word mescolato al free jazz di Best In Show Pt. 4, inaspettate ma riuscitissime le soft ballad Medicine For Horses e River King, poetiche come lo è Charles Bukowski: oggetivamente fa schifo, ma artisticamente lo si ama.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman