Se indie-zone fosse una di quelle testate musicali nelle quali ogni recensione è valutata tramite un punteggio da uno a cinque, questo nuovo lavoro dei Trace Mountains avrebbe cinque stelline. Non perché sia un album oggettivamente perfetto, ma perché il recensore, cioè il sottoscritto, crede sia giusto che tutti voi lettori lo ascoltiate.
“Lost in the Country”, secondo disco dei Trace Mountains, sigla dietro la quale si nasconde la creatura post LVL UP di Dave Benton, è infatti una di quelle raccolte di canzoni che ti fanno stare meglio. Ascoltare questa mezz’ora circa di musica proposta dalla band newyorkese è un vero toccasana e, soprattutto in questo periodo, dovrebbe essere prescritto come cura anti-depressione causata da solitudine forzata.
Brillante intruglio fra attitudine lo fi e amore per il buon pop, “Lost in the Country” si snoda attraverso dieci episodi che vi ritroverete a canticchiare in bagno, sulle scale, sdraiati sul divano, sotto la doccia, ovunque vi troviate, senza nemmeno rendervene conto.
L’opener Rock’n’Roll, forse per il titolo, ricorda il periodo di poco successivo allo scioglimento dei Velvet Underground, quello del bootleg storico di Lou Reed live il 26 dicembre 1972 nella sua New York: suono scarno e pulito, condito da tanta grinta e tantissima classe.
Dog Country unisce Mac DeMarco al folk critallino di James Taylor, Me & May attualizza il primo Elvis Costello, I Am Leaving You è un bozzetto melodicamente sublime, Cooper’s Dream è punk, ma dolce, bello e buono. Eccoci arrivati alla title track, un brano bellissimo, figlio dei migliori Kings of Convenience. Benji, Fallin’ Rain e Absurdity esplorano altre possibili variazioni dell’universo pop-rock, per condurre alla conclusiva onirica Turn to Blue. Ascoltate questo disco, vi prometto che alla fine rimarrete col sorriso e lo riascolterete una, due, tre, infinite volte.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman