Milano, 25 ottobre 2019
Si prospetta una calda serata hip hop in zona idroscalo. Stasera va infatti in scena uno dei simboli del conscious rap d’oltreoceano: Mr. Talib Kweli. Per solleticare al meglio il palato dei fan accorsi, il primo piatto viene servito da Moder, giovane rapper ravennate che è solito raccontare la vita di provincia anziché i fasti (veri, poi?) fra donne e soldi della maggior parte degli altri mc della penisola. Mezz’ora di show per lui, durante il quale sgancia sette bombette dall’animo soul e dai testi potenti. Inizia con Mauro e Tiziana per finire con Il codice di Perelà, nel mezzo anche il tempo per la presentazione di un nuovo brano musicalmente coraggioso: giro di chitarra acustica senza beat sul quale il nostro improvvisa pure un solo di kazoo.
Giusto il tempo di una sigaretta e in consolle arriva DJ Spinelett per venti minuti di selezione fra l’hip hop più classico e il soul (in scaletta anche Easy di Lionel Ritchie cantata in coro da tutti i presenti), ma il locale, che ormai si è riempito, aspetta solo lui, Talib Kweli, e il newyorkese non si fa attendere troppo. Sono passate da poco le undici e mezza quando il gigante del rap statunitense sale sul palco per un’ora di storia. Lui è il prof, noi gli alunni incantati ad ascoltare i suoi versi.
Si inizia come se si salisse su un ring con Down for the Count e l’atmosfera si fa subito esagitata con Get Em High del vecchio amico/producer Kanye West (chissà che ne pensa oggi Talib delle nuove idee politiche pro Trump del vecchio socio…). Di qui a poco partono subito i primi dei numerosi omaggi della serata. I primi a goderne saranno i leggendari Wu Tang Clan, seguiti a ruota da G.U.R.U., per il quale viene eseguita prima una canzone inedita di quello che sarà il nuovo album dei Gang Starr in uscita il primo novembre, poi la vecchia collaborazione in Marco Polo.
È il momento di Proud, uno dei più sentiti del concerto. Poi scopriamo che il prof Kweli ha anche qualche alunno modello da mostrare orgogliosamente. Ecco quindi che parte la sua collaborazione con il giovane e talentuosissimo Anderson .Paak in Traveling Light. Un po’ di giustissima propaganda anti fascista, un salto nel passato con un medley reggae, nel quale spicca per notorietà Is This Love del re Bob Marley, e arriva l’omaggio al compagno di una vita Mos Def con Definition (dal periodo Black Star), Know That e Umi Says, intervallate da un altro omaggio a un pezzo di storia: Check the Rhyme degli A Tribe Called Quest.
Con The Blast la serata sembra finire, ma c’è ancora tempo per un encore che dire di spessore è dire poco. Talib torna in scena sulle note di Eleanor Rigby dei Beatles, alla quale attacca la sua Lonely People, e offre quindi al pubblico una tiratissima Move Something prima di salutare tutti con una fiammeggiante versione della sua più grande hit: Get By. Una lezione che non scorderemo facilmente, grazie prof Kweli. Alla prossima (magari con band al seguito?).
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman