Dalla città dei fiori riecheggia un colpo di pistola. Lontano, lontano.
Perchè iniziare da Sanremo per recensire il quarto lavoro dei britannici TOY? Il primo motivo è che non posseggo una televisione, ma non solo per questo non ho guardato il festival. Mai come ora sento la necessità di allontanarmi dal mercato delle canzonette facili e del gossip che si respira ancora in questi giorni. Ascoltiamoci dunque questo “Happy in the Hollow”: nel primo brano troverete un indizio fondamentale per capire il mio viaggio.
1. Sequence One. Ditemi se questo pezzo non vi rimanda a Bang Bang? Ricordate la versione in italiano di Dalida? Lei quella sera cantò insieme a Tenco e una giuria li bocciò. È da qui che sono partito.
2. Mistake a Stranger. La maschera ci guida ai nostri posti e, con la torcia che illumina il passaggio, intravediamo artisti che conosciamo e che amiamo. Come noi saranno spettatori, perchè quello che abbiamo davanti non è il palco su cui saliremo, né ora né mai. Ciao amore ciao.
3. Energy. Riprende Bang Bang nella versione danza sufi dei dervisci rotanti. Hanno anfibi ai piedi e chiodi neri, i nostri ballerini.
4. Last Warmth of the Day. Usciamo dal teatro perchè eravamo lì per Luigi, ma lui se ne è andato e noi con lui. Una cavalcata tra i canyon dove non si recidono i fiori, ma sbocciano sui cactus come lacrime colorate nel mare di sabbia.
5. The Willo. Accendiamo un fuoco e prepariamoci al cibo e al riposo. Il western non è un film, ma lo stato d’animo di chi fugge la folla e guarda all’unica immensità che è il cielo. Slide guitar, please!
6. Jolt Awake. Volevate facili motivi e rime? Peccato per voi. Le chitarre si sciolgono e i ragazzi si guardano i piedi nel gioco shoegaze del perdersi.
7. Mechanism. Una danza alla luna delle maree del deserto. Un canto ed un ritmo per scandire le tenebre.
8. Strangulation Day. Creature del buio arrivano strisciando a riempire i sogni. Domani non ci saranno vincitori da celebrare dopo l’onirico show.
9. You Make Me Forget Myself. arriva l’alba ed è lenta come una medicina per la febbre. I sudori passano ed il corpo riconquista il desiderio di continuare il cammino.
10. Charlie’s House. Orsù destriero, il sole è alto ma le melodie non si asciugano nello skyline di torri di roccia lontane.
11. Move Through the Dark. Guardiamo negli occhi i compagni di viaggio e i nostri sguardi hanno la dignità di chi non soccomberà alle uniformi tutte uguali di chi canta le stesse canzoni.
A Luigi Tenco (1938-1967) e Dalida (1933-1987)
Massi Marcheselli

Mi racconto in una frase: Il futuro non è scritto, il presente è da immaginare ed il passato è già lì da leggere.
I miei 3 locali preferiti per vedere Musica: Latteria Molloy,Edonè, Lio bar
Il primo disco che ho comprato: Storia di un impiegato – De André (?)
Il primo disco che avrei voluto comprare: Sonic Youth
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: Ho paura di Salvini.