Dice che viene da uno stato fantasma degli US, Tin Woodman, per l’esattezza da Wautah. Che è stato creato da uno scienziato appassionato di musica nel lontano 1986. La musica che ascoltava suo papà? «Pop anni Sessanta e Settanta. Glam rock anni Ottanta. Beach Boys. Prince. Run DMC». Tin è progettato per fare musica, vive un’infanzia felice con altri robot prototipi, finché l’esercito malvagio ordina di distruggerli tutti perché difettosi.

Solo Tin si salva, nascondendosi fra i rottami dei suoi amici. Il suo cuore ingloba un registratore a nastro FOSTEX, che rimane intatto. Un giorno la missione di Tin ha inizio, esattamente quando viene trovato da Simone Ferrari (Jules Not Jude) e Davide Chiari (Alley), mandati forse dallo stesso scienziato/musicista, chissà. La sua missione è la musica. A questo punto non gli resta che mettere su una band, di cui è ovviamente è il front-robot carismatico. Inevitabilmente attira tutte le attenzioni delle fan, che ricambia senza pudore. Una vera rockstar, un metal sexual toy boy.

A novembre scorso la Bello Records ha deciso di far uscire un EP di 5 tracce di Tin Woodman per non farsi scappare questo trio bizzarro, che musicalmente punta sicuramente a oltrepassare i confini, non solo dell’Italia o dell’Europa, ma anche dello spazio cosmico. Ma che musica suona una combo composta da due musicisti esseri umani bresciani e un robot assemblato negli anni 80 da qualche parte negli US?

Facile: chitarre glam macchiate di funk alla Roxy Music, pop sintetico trascinato da derive psichedeliche fra i Beach Boys, i Tame Impala e gli MGMT, ammiccamenti agli 80s dei synth-pop virati in chiave indie-danzereccia, perfino una ballad che si impenna sul finale, qualcosa dei primi Bluvertigo.

Cinque tracce stilisticamente molto diverse, tenute comunque benissimo assieme dal carisma di Tin, dall’immaginario molto forte della band, a cavallo fra l’estetica di Miami Vice e le suggestioni della fantascienza (girano anche un paio di video in cui Tin è prevedibilmente protagonista) e dalla perizia dei due musicisti, cui il robot si accompagna anche sul palco.

Tin Woodman è un robot più umano dei Kraftwerk di “Robots”, dal cuore caldo e analogico che batte solo per la sua Silver Girl; autore di una musica in bilico fra tante possibilità, protagonista di una band da cui ci aspettiamo uscite più consistenti. Anche per capire verso quale quadrante spazio-musicale, fra le tante direzioni indicate in questo EP, Tin deciderà di accelerare attivando i propulsori fotonici.

Andrea Bentivoglio