Sibel è bella e ha un cuore libero. Vuole ballare, amare, vivere, ma la sua cultura non le permette di fare ciò che per noi sarebbe normale e la fa precipitare in tunnel, dove l’unica speranza è farla finita. Ma da un gesto estremo, dal desiderio di morte può ricominciar la vita, anche se non lo avremmo mai pensato. Succede così che Cahit e Sibel si incontrino nella sala d’attesa di un ospedale psichiatrico, lei con i polsi tagliati, lui con le fratture di un incidente, da cui è uscito incredibilmente indenne, ubriaco alla guida, disperato per la nostalgia della moglie scomparsa. Tuttavia, “se non puoi cambiare il mondo, cambia il tuo mondo”, consiglia uno psichiatra a Cahit, facendolo infuriare. Ne nasce un patto, un matrimonio di convenienza che vale la libertà. La vita avrebbe però previsto altro per i due sposi, destinati a vivere una storia d’amore ai limiti della disperazione, a modo suo romantica, dove la passione è un fuoco che brucia l’anima e colei che, come l’aveva inizialmente regalata, toglierà la libertà. Amo il cinema di Fatih Akin, ogni suo film è una scoperta, leggero e durissimo, ma questo, in particolare, quello che lo ha reso celebre, è bellissimo. Molto lo si deve alla coppia di attori (straordinari) che vivono per due ore mostrando le loro fragilità e, soprattutto, la loro carne e il loro sangue. Tra bicchieri spaccati, cicatrici, schegge e alcol, nelle notti tedesche restano gli sguardi di due innamorati troppo disperati per prendersi cura di loro e troppo ai confini, borderline, per non distruggere l’unica cosa che avrebbe potuto salvarli. La bella sceneggiatura spezza ciò che sembrerebbe un finale atteso, trascinando Sibel nella terra d’origine, che diventa il luogo dove ritrovare l’amore e la consapevolezza di una nuova maturità, nella malinconia di una passione mai spenta. Birol Ünel, maledetto e bravissimo, non si è più visto molto (purtroppo) sugli schermi, mentre Sibel Kekilli, con la “sposa turca” è diventata celebre e ha partecipato a “Games of Thrones”. Bellissima colonna sonora, tra il turco e il dark, il terzo protagonista, che sottolinea e avvolge perfettamente quell’insieme potente di vita, autodistruzione e passione che rendono meraviglioso questo film. Da vedere e rivedere.

Il Demente Colombo