Germania anno zero, soffocata dallo scoppio della polvere dell’odio. Quando vince l’ombra, la perdita della speranza si assolutizza ed il futuro assume il volto della vendetta.
“Oltre la notte” è un film tragico, nella prospettiva epica del termine, che spinge a riflettere su amore ed odio, in una dicotomia assoluta. La trama ricalca un evento di cronaca di qualche anno fa ( l’esplosione di un ordigno nel 2004 a Colonia da parte di un gruppo neonazista), affrescando la parabola esistenziale di una donna imprigionata in una perdita di senso esistenziale.
Nell’ultimo film di Fatih Akin si sente l’eco di “Film Blu“; entrambi raccontano il tunnel di una donna che ha perso figlio e marito , ma se per Kieslowski l’assenza e il dolore diventavano pretesto per una lotta per tornare alla vita, tra forze del destino e ritrovate libertà, in “Oltre la notte” vi è l’assenza di ogni contatto vitale con presente, futuro e con gli altri. L’unica prospettiva di Katja è la vendetta, disperata e sola possibile dimensione di senso.
Diane Kruger è una scoperta, contenuta, soffoca, commuove e ci travolge nel proprio tragitto tra ombre e dolore. In Film Blu il lutto si avvicinava alla gravidanza, come soffio vitale, speranza ritrovata, mentre nel film di Akin è respinta, frutto di una maternità distrutta, quando ormai il mondo è privo di ogni vitalità. Akin sceglie ancora una volta la struttura a capitoli del suo capolavoro, “La Sposa Turca”; ma non la passione, scegliendo un ritmo hollywoodiano (lui, principe di ritmi grezzi e vitali) in un film freddo, dove la realtà è nichilismo ed il dolore viene sconfitto dal sacrificio.
Nell’anno dove agli Oscar (è stato candidato come miglior film straniero per la Germania) ha trionfato “Tre Manifesti a Ebbing Missouri”, “Oltre la notte” è il suo film parallelo, con una protagonista ugualmente arrabbiata, e per la sfiducia nella democrazia in un mondo popolato dalla violenza e dalla giustizia privata.
Doloroso, un pugno nello stomaco che ci conduce verso un mare di emozioni come le acque finalmente quiete che accoglieranno le fiamme del dolore, sulle noti struggenti di “i KNOW PLACES” di Lykke Li.
Palma d’oro per la migliore attrice (giustamente) allo scorso Festival di Cannes.Da non perdere.