“Here” è il terzo full lenght per la compagine lombarda con base sulle sponde dell’Adda e non tradisce affatto le promesse che questi sei ragazzi avevano fatto con i precedenti due lavori.
La musica suonata dal sestetto, pur nata e sviluppata nel milanese, sa di uggiose torbiere inglesi come del deserto e dell’oceano del grande ovest statunitense, sa delle accordature e della malinconia del mai troppo compianto Nick Drake come delle melodie beatlesiane di John Lennon, delle atmosfere acustiche di Neil Young come dei trip psichedelici dei Jefferson Airplane.
Le undici tracce qui presenti non rimandano ad un preciso genere quanto ad un’attitudine, ad un modo d’essere proprio di due decenni quali i Sessanta ed i Sessanta e lì il tempo si è fermato.
Undici canzoni, undici gioiellini di melodia pura (il singolo “Even and Odd”), di epicità e forza emotiva quasi gospel (“Keep the Light”), di trame acustiche (“Fig Song”), di riff pop (“Share the Fear”), di accompagnamenti ottimi di ottoni (“Back on Fourth (on Blues)”), di atmosfere medio orientali (“Cappadocia”).
Un album che non ha nulla da invidiare a molte produzioni estere.
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.