Lo stramonio è un’erba con proprietà narcotiche, sedative e allucinogene. In passato queste proprietà sono state sfruttate sia a “scopo terapeutico”, molto sperimentale, sia per fini magico-spirituali, da parte di figure come gli sciamani di tribù indiane. Ma le stesse proprietà che provocano effetti allucinogeni e sedativi, e in qualche modo rendono “speciale” la pianta, sono le stesse che la rendono particolarmente pericolosa o, meglio, tossica.

Stramonio è anche il secondo singolo della formazione bolognese Tersø, che il 22 febbraio 2019 ha pubblicato il nuovo album “Fuori dalla Giungla” per l’etichetta Vulcano. Questo brano può essere inteso come la prima delle nove reazioni che sono alla base dei nove brani che compongono l’album. È anche una sorta di metafora delle relazioni che legano gli esseri umani; del confine sottile che vi è tra la passione e la tossicità che possono caratterizzare tali relazioni.

«L’equilibrio è fragile, un confine sottilissimo, come quello tra le foto di ieri sera in cui ridiamo come matti in mezzo al locale e il fatto che, in realtà̀, la musica faceva schifo e non abbiamo ballato nemmeno un secondo. Questa canzone parla delle foto ricordo senza il filtro bellezza, dei tuoi amici che si sposano e di quella volta che te ne sei fregato e sei rimasto a casa».

Le Promesse, ad esempio, è una denuncia di quelle situazioni accettate come “normali”, perché ci si è abituati, ma che non lo sono affatto. «Come la promessa che ci siamo fatti mesi fa quando ci siamo incontrati per caso, che ci saremmo visti o almeno sentiti presto, e invece niente», affermano i ragazzi della band. In questo pezzo a suonare il basso elettrico è Bruno Bellissimo.

Lynch è sicuramente un tributo al noto regista, ma più che altro vuole raccontare come le cose che ci stanno attorno cambino così velocemente da non riuscire nemmeno a vederle. “Le cose succedono, gli aerei arrivano e poi ripartono”.

I Tersø si fanno strada brano dopo brano, tra pulsazioni elettroniche e synth eterei, testi in italiano e sample vocali che ben si avvicinano a quelle alla Generic Animal, Belize e Venerus. A concludere il disco è la canzone La Tigre Bianca, nata come un’improvvisazione. Tutte le parti che la compongono sono state improvvisate e registrate sul momento. Nel testo ci sono immagini assurde di sogni fatti per davvero e che, in qualche modo, erano stati premonitori di come sarebbero andate certe cose.

I nove brani che compongono l’album rappresentano quindi nove modi per evadere dalla giungla che è la vita di tutti i giorni ma, allo stesso tempo e con maggiori difficoltà, per restare in tale giungla. Il disco va ascoltato proprio in questa ottica, cercando di trovare una strada alternativa per aprire un passaggio all’interno della giungla, che è fatta di persone, di relazioni, di amori, di delusioni, di cambiamenti, di promesse fatte e non mantenute, di serie tv iniziate e mai finite. Per tornare a guardarsi davvero.

Mariangela Santella