Il mio grosso grasso secondo disco. Sì, perché “grasso” è l’aggettivo utilizzato da Andrea Giometti, voce e basso dei Soviet Soviet, per descrivere il suono di “Endless”, il sophomore album della band di Pesaro. Ed è assolutamente azzeccato. Perché si riparte da dove ci eravamo lasciati, dal ruvido e sognante post-punk di “Fate”, disco d’esordio datato 2013, ma lo si esprime con più forza, con più carattere. E a farsi largo sopra il muro di suono è sicuramente il suo basso. Grosso, grasso, potente, imponente.

È una costante, un marchio di fabbrica, uno dei tanti. Perché ascoltando attentamente la musica dei Soviet Soviet ci si accorge che i brani sono legati da un filo comune: ogni strumento ha il suo compito e lo svolge diligentemente pezzo dopo pezzo. Il basso è il cuore, la colonna portante su cui si regge tutto il palazzo sovietico. Spinge, graffia, gonfia la coda come un pavone e si espande, impastando e inglobando anche gli altri strumenti. Spesso fa da apripista (“Remember Now”, “Going Through”, “Star”, “Surf a Palm”) e raramente abbandona la scena. E quando arriva il momento di tramutare il muro di suono in un’onda dirompente è proprio lui a dare il via alle danze, spostandosi in alto sulla tastiera, macinando note nervose, una dietro l’altra.

Ma niente di tutto questo avrebbe un senso se non fosse supportato da un deciso e rigoroso schema ritmico. La batteria di Alessandro Ferri è energica e precisa, e corre costantemente dietro il sentiero tracciato dalle note basse, sorreggendole con la sue solide impalcature. Ultima, ma non meno importante, è la chitarra di Alessandro Costantini. Le sue sono pennellate nell’etere, note sognanti e riverberate che ti sollevano da terra. Sembra di fluttuare nello spazio, dove soffia una brezza che è un misto tra new-wave e post-punk. In basso, sotto di noi, i simulacri dei vari Joy Division, The Cure e Bauhuaus scorrono lenti, come immagini sfocate.

Il passato è certo, eppure lontano. Le radici affondano in quel terreno ormai distante. Ma gli occhi dei tre ragazzi di Pesaro sono rivolti verso il futuro, perché “Endless” è una dimostrazione di forza e maturazione, che testimonia che i Soviet Soviet sono pronti a conquistare non solo l’Italia, ma anche il pubblico internazionale. E noi li seguiamo con la loro musica nelle cuffie, muovendoci veloci, in un continuo time-lapse di suoni cosmici.

Alessandro Franchi