Ho lasciato passare qualche giorno. Ne ho parlato con chi ne capiva qualcosa, per amore del cinema e per derive mistiche o conversioni in età adulta, cercando una spiegazione, ma la confusione è rimasta e l’entusiasmo è cresciuto.
Aspettavo da anni “Silence”, dono della maturità di Scorsese, il film che ha aspettato decenni, travolto dalla difficoltà nel trovare un protagonista adeguato,nell’impossibilità di una produzione sufficiente di mezzi e nonché di una sceneggiatura adeguata (iniziata nel 1991 e poi riscritta). Il maestro italoamericano non ha mai nascosto la sua fede, di cui ha molto parlato e che ha trasformato in immagini tanti anni fa ne “La passione di Cristo”. Fu proprio dopo aver visto quel film che un arcivescovo della chiesa episcopale di New York regalò a Scorsese il libro a cui è ispirato “Silence”: “Chinmoku”, di Shusaku Endo.
Stupisce come tra tutti i candidati ad un film del genere abbia scelto proprio Andrew Garfield, un protagonista irritante, con la faccia da pirla, che sembra sempre chiedersi dov’è. All’inizio mi è sembrata soltanto una scelta irritante, ma, più passavano i giorni, più ho capito quanto fosse azzeccata. L’irritazione che ho provato davanti al viaggio di questo giovane arrogante, che si identifica con Gesù, in una megalomanica follia, risuona dello sconcerto del popolo giapponese, invaso da chi avrebbe voluto imporgli una religione che non gli apparteneva. Lo stesso Scorsese ci mostra la via per la lettura del suo lavoro, quando, alcuni anni fa, interrogato sul tema di “Silence”, rispose: “L’essenza della cristianità, chi è veramente Gesù. Si basa su una storia vera. Alcuni missionari pretendono di portare la “salvezza” ai giapponesi, ma questi non ne vogliono sapere, cercano di ucciderli, e così se ne devono andare”. Quando venne ribattuto come in tutto questo ci fosse nota arroganza egli confermò “è proprio questo il punto. Il giapponese che gli fa da interprete continua a ripeterlo. Il prete che viene catturato non lo capisce fino alla fine del film, quando deve fare una scelta. Al che rinuncia al cattolicesimo e abbraccia il vero amore cristiano”.
Questa è il percorso he anche lo spettatore deve compiere nelle due ore e mezza del film, dai tempi e dagli spazi dilatati, dove il gioco di chiari e scuri, di contrasti ed elementi della natura (primi tra tutti il sole e l’acqua, il fuoco e il vapore), per amare e piegarsi alla spiritualità disarmante di un film che dalla spettacolarità estrae l’intimità.
Non bastano certo poche righe per parlare di questo capolavoro, questo è solo un accenno e un invito ad assistere ad un’opera grandiosa. “Silence” è visivamente pazzesco, spudoratamente vicino a “Ran” di Kurosawa, e all’iconografia fiamminga, complicato, meraviglioso, grazie alla nuova collaborazione con Dante Ferretti e ad una regia ispirata e magistrale. Ruolo secondario per Adam Driver, ma lo schermo è tutto suo, lascia senza fiato. Da vedere senza se e sospendendo i ma. Consueto doppiaggio criminale.
Il Demente Colombo
Nome e Cognome: Demente Colombo
Mi racconto in una frase: strizzacervelli con un cuore di cinema
I miei 3 locali cinema preferiti: Anteo, Apollo, Silvio Pellico di Saronno.
Il primo disco che ho comprato: Cross Road (Bon Jovi)
Il primo disco che avrei voluto comprare: Tapestry (Carole King)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: Quando sono triste guardo Zoolander e il mondo mi sorride.