C’è qualcosa di nuovo nell’aria. Qualcosa che ci solletica e punzecchia. E anche se il vento della guerra è tornato a soffiare forte da oriente, tra i nostri viali alberati svolazza una bolla di felicità che quasi ci fa arrossire. “Un Giorno Nuovo”, il quarto disco dei Sick Tamburo uscito per La Tempesta Dischi, si mantiene meravigliosamente in bilico tra questa voglia di cambiamento e la dolorosa ciclicità del tempo in cui restiamo sempre, inesorabilmente invischiati.

Dopotutto, il songwriting di Gian Maria Accusani, in questo disco anche in veste di produttore, ha sempre insistito sull’ossessiva ripetizione di suoni e parole. Una scrittura circolare, e ciclica appunto, già portata all’eccesso ai tempi dei Prozac +, quando le pastiglie erano per viaggiare, dormire, mangiare, sognare (per il bene e per il male), e riproposta a un livello più adulto con i Sick Tamburo. Ma se con la sua prima band la reiterazione era uno strumento retorico al servizio di un pop-punk tossico contro la massa benpensante, con l’ultima formazione Accusani ha fatto della consonanza un marchio di fabbrica da riassemblare a un sound che resta comunque piacevolmente alternative.

Con prepotenza e Dedicato a me (l’unica cantata da Elisabetta “Boom Girl” Imelio) sono tracce-ponte fra il crudo realismo degli esordi e i recenti risvolti neoclassici. Qui la metafora sessuale e il manifesto femminista sostituiscono il vecchio e scandaloso autocompiacimento da supereroi delle dipendenze. Meno male che ci sei tu, che vede la partecipazione di Francesco Motta alla voce e alla darabouka, rende ancora più evidente questa nuova malleabilità stilistica: all’atmosfera angosciante riverberata dai sintetizzatori fa da contraltare un testo d’amore come non se n’erano mai letti prima da queste parti. Il passaggio diventa catarsi ne La fine della chemio, di cui è già stata annunciata una versione alternativa con diversi ospiti a sorpresa. Sei il mio demone, in cui i rintocchi di xilofono ricordano da vicino i Cccp di Curami, descrive al meglio l’animo contrastato di chi è costretto ad amare.

I Sick Tamburo sono tornati per ricordarci che il cambiamento, quello vero, avviene soltanto dentro di noi. La title-track, in questo senso, assume un’importanza cruciale nell’economia del disco e forse anche dell’intera carriera della band. Un giorno nuovo, la canzone, riprende la strada già tracciata da un vecchio singolo come Il fiore per te (2014), per spingersi verso territori ancora una volta inesplorati. Proprio qui, dove quattro accordi che rimandano alla Canzone del sole diventano il collante più efficace per un girotondo a mani strette, possiamo liberare il campo da ogni filtro e fare esplodere quella bolla di felicità che a volte sembra inafferrabile. Tra una ventata d’aria fresca e “una sorta di amara malinconia”. Una rosa rossa sullo sfondo di un disastro nucleare.

Paolo Ferrari

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