Cantano in inglese ma sono italianissimi i Roncea and The Money Tree. Nicolas J. Roncea, dopo l’album voce e chitarra Eight Part One, decide di moltiplicare pani, pesci e strumenti, formando un quintetto che recupera discepoli della sua band passata, i Fuh, e ne aggiunge di nuovi: Edoardo Vogrig al basso, Andrea Pisano alla chitarra, Frank Alloa alla batteria e Giulia Provenzano al piano.
E quel che ne esce è un EP di 6 canzoni, di un rock orecchiabile e venato di popolare. Love is Bad, l’amore è cattivo, dice Nicolas, ma non rabbioso: è potente nelle parole, ma non tramortisce con i suoni. Predica quel mix tra malinconia consapevole e razionale rimpianto che ti fa venire voglia di mettere la mano fuori dal finestrino per toccare l’aria che corre veloce di fianco alla macchina, per unire cielo e terra, la strada davanti e quella appena passata, alla ricerca di un Hotel California.
Un disco per l’amore lasciato, per l’amore ormai partito: it’s late,late,late.
Giulia Zanichelli

Mi racconto in una frase
Famelica divoratrice di musica e patatine (forse più di patatine), diversamente social e affetta dalla sindrome di “ansia da perdita” (di treno, chiavi di casa, memoria
e affini).
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica
Auditorium Parco della Musica (Roma), Locomotiv Club (Bologna), Circolo Ohibò (Milano).
Il primo disco che ho comprato
“Squérez?” dei Lunapop, a 10 anni. O forse era una cassetta.
Comunque, li ho entrambi.
Il primo disco che avrei voluto comprare
“Rubber Soul” dei Beatles.
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso
Porto avanti con determinazione la lotta per la sopravvivenza della varietà linguistica legata alla pasta fresca
emiliana: NON si chiama tutto “ravioli”, fyi.