Non è una bella cosa, la familiarità? Quando incontri qualcuno per la prima volta e pensi già di conoscerlo, così cominci a costruire un legame sulle fragili basi di una semplice sensazione. È il modo più facile per creare delle aspettative e, lo sappiamo tutti, nessuno vuole che le proprie aspettative vengano deluse. Con i primi due EP – Lost in the Night (2014) e Chase the Light (2015) – i Palace hanno fatto parlare molto di sé: il loro sound ha qualcosa di molto familiare, somiglia un po’ a quello dei Local Natives o forse a quello dei Maccabees, tantissimo a quello dei Foals. In ogni caso, i quattro ragazzi di Londra – Leo Wyndham, Rupert Turner, Will Dorey e Matt Hodges – hanno creato subito grandi aspettative: stava nascendo qualcosa di bellissimo.
Le aspettative sui Palace non sono state affatto deluse dal loro primo album, So Long Forever, 11 tracce per 43 minuti d’ascolto che assorbe completamente. Ogni cosa qui è al suo posto: il suono limpido della chitarra, la voce calma di Leo Wyndham, il luccichio della batteria, le pause tra una nota e l’altra, il carico emotivo. All’interno di un’atmosfera sublime, ogni brano si prende il proprio spazio: qualcuno scorre via come un ruscello, qualcun altro ha la stessa calma di un lago d’inverno, con il rischio di risultare troppo piatto. Dei singoli precedenti ritroviamo soltanto Bitter, in una versione nuova, più rifinita. Descrive bene l’evoluzione dei Palace, il loro continuo smussare gli angoli, affinare i suoni, alla ricerca di una perfezione che qualche volta soffoca quella purezza che invece si percepiva forte e chiara nei primi EP. Con So Long Forever, i Palace hanno dimostrato grande sicurezza: sono pronti per brillare di luce propria. E hanno anche rinnovato le nostre aspettative: contiamo che riusciranno a mostrarci più personalità e a trovare il loro posto nell’affollato panorama indie.
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.