Lo chiamavano grunge. Era un miscuglio di riff massicci tipicamente hard rock, attitudine punk e sporcizia. Era trent’anni fa a quasi novemila chilometri dal nord Italia. Gli One Eyed Jack, trio bresciano con già all’attivo un album autoprodotto prima di questo “What’m I Getting High On?”, uscito per Fontana Indie Label 1933, riprendono gli ingredienti base del genere e confezionano dieci brani di ottima fattura. Sudore, rock, rumore e melodia.

Una copertina psichedelica con protagoniste tre galline rosa shocking introduce l’ascoltatore nel mondo grezzo di Daniele (voce e chitarra), Giampietro (basso) e Dario (batteria). Primetime è un inizio perfetto: l’incontro di due micidiali riff di chitarra e basso sfocia in un ritornello aggressivo e teso. Little Junior Finally Grew a Beard spinge il piede sull’acceleratore, Soon Back Home svela la cristallina capacità di scrittura pop della band, così come The Edge of the Soul. Shitting Blood è pesante e melmosa, Sgrunt rabbiosa ed introspettiva, Daily Abuse un pugno allo stomaco. Stupisce poi la tripletta finale: Drama Shit fra punk e melodia è candidato a singolo ed è in grado di far muovere le gambe a chiunque, Washyall è stoner malato e la conclusiva Dog Fight riscopre gli archi e ci saluta con un po’ di serenità, anche se squarciata dal distorsore poco prima del finale. Gli amanti dei primi Soundgarden ed Alice in Chains, ma anche di Green River e Nirvana, impazziranno, per tutti gli altri sarà comunque una gradita scoperta.

Andrea Manenti