Roma, domenica 12 novembre 2017
PROLOGO. A questo concerto arrivavo con parecchie aspettative. Innanzitutto perché a poco più di un mese dal mio trasferimento nella capitale, quella di domenica rappresentava la prima data che andavo a sentire al Monk. Un locale sorto dalle ceneri del Circolo degli Artisti, che ricordo sempre con affetto visto il mio precedente rapporto in qualità di agente musicale con la direzione artistica, che si occupa ora di riempire il cartellone di questo faro del panorama musicale romano. Aspettative soddisfattissime dalla location curata, dalla programmazione di ottimo livello e dall’acustica di prim’ordine che si possono godere nella deliziosa cascina che sorge a Portonaccio.
In secondo luogo, la serata prometteva bene perché avevo organizzato di andare a sentire il concerto insieme a un musicista che da quando ho scoperto l’anno scorso non smetto di ascoltare. E qui potrebbe partire il toto-scommessa su chi sia il fortunato.
In ultimo, perché il concerto in questione era del talentuosissimo Micah P. Hinson, artista che stimo infinitamente e di cui non mi perdo mai una data. Credo questa fosse la quarta o la quinta.
Quello che non mi aspettavo, invece, era di trovarmi di fronte a una grande sorpresa, come spesso accade nella migliore tradizione delle serate meglio riuscite. Una sorpresa che mi porta ora a lasciare il report dell’headliner della serata alla penna del fido Paolo Ferrari, che potrete leggere qui, per spendere qualche parola sul supporto a cui era affidata l’apertura.
Questa grande sorpresa ha un nome, ed è Old Fashioned Lover Boy. Un nome che già di per sé considero tra i più belli e azzeccati della scena musicale italiana. Bello per l’indiscusso fascino che alle mie orecchie tratteggiano gli aggettivi “old”, “fashioned” e “lover”. Azzeccato perché completamente corrispondente all’animo della musica a cui il songwriter, napoletano di nascita ma milanese d’adozione, ha dato vita sul palco del Monk, di fronte a una platea seduta in attento e rispettoso silenzio. Una musica “vecchia” nella migliore accezione che si possa immaginare per questo aggettivo. Piena di echi del passato che dimostrano una cultura musicale non indifferente e una scrittura ricchissima di citazioni. Il tutto però riletto – e modellato appunto – in una chiave personale piena di gusto, sensibilità e delicatezza. E qui si spiega il “fashioned”. Per concludere con quel “lover” finale, foriero di promesse mantenute, onestà intellettuale e molto molto cuore.
Una passione che si è fatta strada fin dal primo accordo di Escape, il pezzo di apertura del suo live, per accarezzarmi in mezzo al petto, lì dove solo la musica sincera sa arrivare. Una voce limpida, pura, intonatissima (e non è una cosa affatto banale oggidì) unita a una capacità di comunicare e trasmettere emozioni autentiche, perché sentite in prima persona da chi le porta sul palco e le espone alle altrui orecchie (e anche questo non è affatto banale).
Se dovessi riassumere in una parola quello a cui ho assistito domenica grazie ad Alessandro Panzeri, questo il vero nome di Old Fashioned Lover Boy, direi che si è trattato di una splendida esibizione di umiltà, nell’esporre con coraggio la propria interiorità e nell’offrirla al pubblico in un un atto di amore e condivisione, che ha allargato i sorrisi di tutti i presenti. E scusate se è poco.
Meno di una decina di pezzi – tra cui Carry On, Bowling Green e Burn Burn – solo una chitarra, una voce e tutta la presenza umana di un artista che è già entrato nella mia top ten di ascolti per scaldare questo inverno, che si prospetta fortunatamente ancora molto lungo.
La Vedova Tizzini
Ps. Il ragazzo è così vero e sincero che va ascoltato dal vivo. Il disco, da cui traspare una produzione curata e degli arrangiamenti raffinati, non restituisce però l’esperienza del live. Questo capita con molti gruppi, che dal vivo di solito riescono a esprimere più potenza, mentre qui al contrario, a fare la differenza è la delicatezza. Quindi siccome il buon Alessandro è in giro da quasi due anni e di date ne macina parecchie, il consiglio è di non farvelo sfuggire. Per lasciarvi come me dolcemente sorprendere.

Nome: Vedova Tizzini
Descrizione: Ereditiera latifondista con velleità artistico-letterarie e tendenze anarco-insurrezionaliste.
Locali preferiti: la Casa 139, il Circolo Combattenti, il cimitero.
Primo disco comprato: Deejay Parade vol. 4
Primo disco che avrei voluto comprare: quello che ancora deve uscire.
Una cosa su di me: Quando ero piccola avevo un paio di occhialini rotondi di plastica azzurra con l’elastico trasparente dietro che trovavo molto carini, ma tutti mi prendevano in giro e non capivo il perché.