Di An Early Bird si è sentito borbottare spesso, e da qualche parte avevo letto che era una perfetta sintesi tra Bon Iver e Peter Broderick, in grado di mettere d’accordo sia gli indie-folkers che navigano su Tumblr e mettono le camicie a quadri, ma anche gli smanettoni della rete che conoscono fino all’ultimo e dimenticato nome della scena elettronica tedesca. E ce lo si vede abbastanza bene sia in apertura a Stu Larsen (come succedeva all’Ohibò di Milano, in un periodo che ormai sembra di secoli fa), sia in qualche localino dove fanno musica stramba (anche quest’ipotesi, in tempi assurdi di Covid, appare comunque inverosimile, però fidatevi). Ed è perfettamente il caso anche di questo suo nuovo secondo album “Echoes Of Unspoken Words”.

Questa volta An Early Bird abbandona le venature rock per farci addentrare in una dimensione più intima e personale, domestica (non casalinga!), e brani su cui potevamo ondeggiare tranquillamente fanno invece spazio ad una dimensione più acustica, quasi Stefano, questo il suo vero nome, volesse farci sentire spettatori abusivi della sua stanza. Questo disco è un piccolo inno alle piccole cose (Declaration Of Life), ai sentimenti semplici (Racing Hearts), alle tenerezze di casa, un invito ad essere ottimisti nelle nostre stanze di Milano.

Tra gli ospiti anche Old Fashioned Lover Boy (in Talk To Strangers e Stay, in quest’ultima solo alla chitarra), altro nome ormai ben radicato nella scena folk milanese, che ora ci sembra come una grande famiglia in cui è spontaneo ritrovarsi a collaborare. Questo disco è un intreccio di chitarre, synth, persone e sentimenti in cui è facile rimanere assorbiti. Una calda perfezione che è sicuramente tra le cose più interessanti e coraggiose del periodo.

Morgana Grancia

 

Questo il video dell’ultimo singolo uscito, The Plan, non compreso nell’album: