norah jones

A solo un anno di distanza dal precedente “Begin Again”, torna sul mercato discografico Norah Jones con il suo ottavo album solista “Pick Me Up Off the Floor”.
Se durante la prima metà della carriera la cantante newyorkese aveva soprattutto giocato con il pop partendo dal jazz e arrivando in ambienti quasi elettronici (il bellissimo album “The Fall” del 2009), nell’ultimo decennio Norah si è sempre più avvicinata a una concezione musicale più rock e folk. A confermarlo ci sono le diverse collaborazioni che si sono succedute nell’arco degli anni, da Jack White a Billie Joe Armstrong dei Green Day, fino al leader dei Wilco Jeff Tweedy, già coautore di due pezzi del precedente disco e qui ancora presente in qualità di songwriter.

Quest’ultima fatica della bravissima artista di Manhattan è forse l’album più blues e scuro della sua carriera, si appoggia su fondamenta completamente analogiche e ha bisogno di più ascolti per essere completamente apprezzato. L’avvio è affidato alla sghemba How I Weep, che lascia subito spazio alla dark e sexy Flame Twin (figlia di un Nick Cave crooner e non troppo maledetto). Hurts to Be Alone e Heartbroken, Day After hanno un’atmosfera molto cinematografica, mentre Say No More è jazz urbano. La tripletta This Life, To Live, I’m Alive è perfetto pop di classe, Were You Watching? è invece più tesa e sembra colpirti l’anima. Il finale è delle ballad Stumble on My Way e Heaven Above. L’ennesima conferma di talento per Norah Jones.

Andrea Manenti