Torino, 25 agosto 2023

Che gli vuoi dire ai Wilco? Che cosa vuoi dire a una band che da quasi 30 anni parla al cuore di almeno un paio di generazioni? Niente, proprio nulla. Zitti e mosca. Anche perché dal vivo, i sei di Chicago, non sbagliano un colpo. Sono inattaccabili e perfetti, ma di quella perfezione morbida e accomodante che ti vien voglia di abbracciarli e sussurrargli di non smettere mai. La data di Torino per il TOdays Festival ne è stata l’ennesima conferma. C’era da aspettarselo, per carità, ma di fronte a cotanta bravura non ci si stanca mai, anzi.

Jeff Tweedy, da vero capo banda, ha sfidato il caldo piemontese in giacca leggera e maglietta di cotone. Sudavo per lui. Qualche ringraziamento in italiano, sorrisi ai limiti della tenerezza, movimento poco. Forse per il caldo di cui sopra. Alle pose da rock star ci ha pensato come sempre Patrick Sansone, che allo stile associa tecnica e duttilità. Anche lui, comunque, ben coperto dalla tipica matassa di capelli neanche troppo velatamente mod.

L’attacco affidato a Spiders (Kidsmoke) è stato un colpo basso capace di sorprendere anche i fan più accaniti. Pronti via e ci si è ritrovati a fluttuare per dieci minuti o poco più, sorretti dal ritmo motorik dell’inesauribile Glenn Kotche alla batteria. Una cavalcata nel buio, a fari spenti nella notte, squarciata dai lampi di chitarra che imprimono l’aggettivo “alternative” a quello che altrimenti si direbbe puro e semplice kraut rock. In coda alla canzone il pubblico ha intonato proprio il riff di chitarra, quasi a volerlo risentire per un’ultima volta. Sembrava la fine di un concerto e invece era soltanto l’inizio.

Quattro tracce estratte dall’ultimo, mastodontico “Cruel Country” si sono alternate a vecchi brani non sempre scontati. Alle sempiterne I Am Trying To Break Your Heart e Misunderstood il compito di spezzare la voce dei nostalgici. Alle più sbarazzine Downed On Me e Falling Apart (Right Now) l’onere di riportare in carreggiata, ma non troppo, chi si era perso nel magone. Random Name Generator è stato l’unico brano pescato da “Star Wars”. A Shot In The Arm, attesissima, l’unica dal celebrato “Summerteeth”, l’album più pop e insieme più sporco della discografia del gruppo.

In generale, comunque, è prevalso, seppur di poco, il lato elettrico dei Wilco. Se ve lo state chiedendo, Jesus, Etc. l’hanno ovviamente suonata, e pure una Love Is Everywhere (Bewere) da capogiro, ma la doppietta finale composta da I Got You (At The End Of The Century) e Outtaside (Outta Mind), stonesiane quanto basta per far alzare il ditino al cielo durante il ritornello, è stata una scelta di campo piuttosto netta e assolutamente apprezzata.

Sarà che proprio quella sera era il compleanno di Jeff Tweedy, ma a Torino i Wilco hanno dato davvero l’impressione di volersi divertire. Missione riuscita, direi, con effetto contagio dilagante. Per la cronaca, “Tanti auguri a te, Jeff Tweedy”, citato con nome e cognome per rispetto istituzionale, è stata cantata. E sempre per la cronaca, ma non è per nulla un dettaglio, quel gran genio di Nels Cline, con la sua chitarra (compresa la lap steel e il doppio manico, tanto per darsi un tono), ha dato un’altra lezione di classe. Citofonare alla voce Impossible Germany. La solita ciliegina sulla torta.

Paolo

 

Ph: Giulia Bartolini