Ennesimo album di Neil Young, ennesima prova del suo indiscutibile talento. Ad accompagnare l’artista canadese sono i Chrome Hearts, cioè tre ex Promise of the Real (altra formazione che ha avuto l’onore di accompagnare Young durante la sua leggendaria carriera) e l’ottantunenne Spooner Oldham, vecchio compagno di giochi della rockstar fin da “Comes a Time” (1978).

“Talkin To The Trees”, quarantottesimo album del “giovane” settantanovenne, ci regala ancora una volta un intreccio fra le diverse personalità dell’icona. L’album si apre e chiude infatti con il folk di Family Life e Thankful, ma nel mezzo appaiono altre differenti anime, dall’alt country elettrico di Dark Mirage al grunge (Neil fra gli altri epiteti ha anche quello di “padrino del grunge”) di Big Change. Si ammirano anche due appassionati (voluti o casuali?) omaggi: il primo al Dylan di Knockin’ On Heaven’s Door in First Fire Of Winter e il secondo al Woody Guthrie di This Land Is Your Land nella sferzata politica («If you’re a fascist then get a Tesla / If it’s electric, it doesn’t matter / If you’re a democrat, then taste your freedom / Get whatever you want and taste your freedom») di Let’s Roll Again.

Citiamo infine anche la dolcissima ballad Bottle Of Love e il blues-rock ultra distorto di Movin’ Ahead. Il tutto accompagnato dalla solita, toccante, a tratti esagerata sincerità, sia che si parli di affetti intimi che di temi globali.

Andrea Manenti