Come prima e più di prima, Davide Cedolin, al primo disco sulla lunga distanza, con questa raccolta conferma la poetica molto genovese e molto Torto Edizioni (per l’occasione con Marsiglia Records), sia nella cura sia nel mescolo di popolanità e accademia che secondo noi marchiano anche la sua città e la sua label.

Una raccolta di terra e spirito, un canzoniere country rock / west cost con influenze sioux, freak folk e dall’orchestrazione ricercata, con l’uso di strumenti a fiato – clarinetto – molto poco rock. Canzoni languide che fanno percepire una nostalgia per gli anni ’70, un desiderio di fuga dalla città e di rifugio in una comune hippie. I pezzi sono arrangiati con sfarzo sobrio, soprattutto per il dosaggio della dinamica e delle eco dei vari strumenti utilizzati, acustici ed elettrici. La voce è rilassata, beata e serena.

L’iniziale Loosely brucia e stordisce come il sole di luglio, senti l’aria calda e immagini il cielo azzurro pastello. La successiva Destination Unknown è una ballata minacciosa come una lucertola indispettita, e un clarinetto rotola arabeschi come hennè sulla pelle di una giovane berbera. Rites Under The Moon imbandisce invece un country rustico, uno stomp da mietitura di qualcosa di giallo, verde o lilla, ma fa in fretta ad alzarsi da terra nel blu dipinto di blu.

Woke è un valzerino confidenziale, col solito trionfo di raggi di sole fatti di suono, mentre Silver Pines gratta uno strumming di nuovo sospeso tra sabbia secca e nuvole gonfie. An Echo ha dei timbri da trilogia del dollaro, ma scorre alla fine placida e zen, quel tanto che basta prima che, come spesso in questa raccolta, salga la botta giusta. C’è poi lo swamp folk di Vanishing Sky, con progressini pescati dalla vasta enciclopedia del rock americano. Silence gira su accordi alti, acustici e metallici in pennata e arpeggio, ha una andatura dai confini sfumati e forse è il pezzo meno folk e più spaziale del disco; qui il folk si veste di glam, o hipster, a seconda che si preferisca un riferimento più o meno recente e si voglia accentuate o smussare la distanza dall’artista. Chiude Undust, west coast rock mutante che sembra prodotto da Lee Perry.

Un disco bagnato nell’acido ma solido come una roccia.

Alessandro Scotti