Chi sono quei due brutti ceffi che sembrano usciti da un film Anni ’40 disegnati sulla copertina di questo album? Il primo, quello in giacca elegante e occhialoni da sole, è Mr. T Bone Burnett, uno che in passato ha avuto a che fare con colonne sonore di cult assoluti quali “Fratello, dove sei?” e “Walk the Line”, e non è certo un caso. L’altro, in giacca a quadrettoni e cappello, è nientepopodimeno che il signor Elvis Costello, inglese sì ma dal cuore ben rivolto alle praterie degli States.

The Coward Brothers, centoquarantasei anni in due, è l’imperdibile progetto di una coppia di artisti che hanno già dimostrato tutto e che oggi vogliono solo divertirsi riproponendo un irresistibile amalgama di blues, folk, country, marcette da banda di paese e chi più ne ha più ne metta. Quello poi sarebbe diventato rock’n’roll.

Venti bozzetti, un suono grezzo e scarno (un po’ alla Tom Waits), tanta tantissima attitudine. Ogni tanto le due voci si incontrano, ogni tanto vanno da sole, gli strumenti arrancano ma non vanno mai a caso. Oggi Costello è l’unico britannico della sua generazione ad avere la stessa credibilità e il talento che aveva il mai troppo compianto Joe Strummer, un altro che questi suoni li aveva mirabilmente esplorati.

Il disco dei Coward Brothers è l’ennesima conferma che quando uno (o due in questo caso) è bravo, non ha bisogno di vendersi invecchiando, ma può continuare ad avventurarsi nei progetti che più lo aggradano, probabilmente senza mai sbagliare.

Andrea Manenti