Qualcuno ha spento la luce. Provi a premere l’interruttore ma niente, forse è un blackout. Poi ti accorgi che anche la porta è chiusa e la serratura bloccata. Sono cose che succedono. Così ti ritrovi a nuotare nel buio, spinto dalla stessa curiosità che ha fregato la piccola Alice e chissà quanti altri e, prima ancora di renderti conto di quanto possa essere pericoloso, i tuoi occhi si sono già abituati all’oscurità. C’è qualcosa di buono in tutto questo: adesso sei nella condizione ideale per ascoltare Love, secondo album di Muscle and Marrow.
Kira Clark (voce e chitarra) e Keith McGraw (batteria) vengono da Portland, città famosa per la birra, le rose e gli hipster. Ma non li ritroverete mai con una coroncina di fiori in testa. La loro musica non vuole seguire una corrente precisa ma si lascia contaminare da influenze dark, post-metal, alt-rock e da qualsiasi altra cosa vogliate scovarci. Se fosse solo una di queste, non sarebbe così interessante. Love è claustrofobico, agonizzante, ha un fascino a cui non si può resistere. Basta ascoltare la prima traccia, My Fear, per essere immediatamente trascinati giù, dritti nel ventre del mostro che abita questo posto dimenticato. Lì saremo inseguiti da una batteria che segna il ritmo delle nostre paure, perseguitati dalla voce di Kira Clark che grida e sussurra, fino a fondersi insieme a tutto il resto e avvolgerci in una nube di fumo. È quello che succede in Sacs of Teeth e in Bereft Body. Non le ascoltate se oggi vi sentite già particolarmente scossi. L’ultima canzone dell’album si chiama Light ed è come la quiete dopo la tempesta. Da qui sotto si intravede una luce ma è troppo lontana. In Love non c’è redenzione. Dicono sempre che l’Amore ci salverà. Questa però, è la volta che ci fa perdere in noi stessi.
Laura Musumarra

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.