L’importanza di essere due, due in uno. Due le parole che vanno a costituire il nome della band, due in un’unica parola composta. Due i musicisti: Simone Pedrini (chitarra, voce, programming) e Max Berardi (batteria, elettronica, voce); una la band. Due le anime musicali (rock ed elettronica), uno il prodotto sonoro finale.
Nata nel 2010, la band bresciana in questo secondo lavoro abbandona le influenze grunge degli esordi per tentare una nuova e interessante via. Come novelli Bluvertigo, Simone e Max trasportano certi suoni freddi ed artificiali all’interno di una creatura calda e rock, condendo il tutto con ottimi testi, tristi ed innamorati. L’EP in questione, frutto di un lungo periodo passato all’interno degli studi di registrazione della Fontana Indie Label di Bergamo, regala cinque composizioni di grande bellezza.
L’opener e singolo di lancio “Fai piano” è ipnotica e affascinante, basata interamente su un ripetuto giro di chitarra, “Una terra” sembra trasportare la new wave italiana degli anni Ottanta di band come Diaframma e Litfiba nel nuovo millennio. “Se l’inverno arriverà” è il brano più classicamente rock, arioso ed aperto, e riesce anche ad entrare nel filone di un certo tipo di nuovo cantautorato nato anni fa con i Perturbazione. “Inno” ha riferimenti ancora più alti, echi del maestro Battiato in lontananza, e gode di un ritornello a filastrocca che si ficca immediatamente nella mente per poi non abbandonarla più. La chiusura infine è affidata a “Come te del resto”, più metropolitana e tesa. Ottimo cambio di rotta.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.