Nome progressive anni Settanta, copertina pop psichedelica, egocentrismo tecnico musicale di chi ancora non ha conosciuto il punk: questi i tre caratteri fondamentali che ci aiutano a ben delineare i confini entro i quali si muovono i tre musicisti umbri capitanati dal leader Federico Gioacchino Uccellani.
“Dentro”, nuova fatica in undici tracce del progetto Le Chiavi del Faro, è un “amarcord”, è un po’ come se si entrasse in un lungometraggio di qualche decennio fa e ci si lasciasse trasportare da sonorità legate al rock chitarristico, genere che può abbracciare sì di tutto un po’ ma che diciamo va generalmente dal santo padrino Jimi Hendrix fino ad un certo tipo di nuove band quali ad esempio i Wolfmother, ma qui si è in Italia e quindi come non notare (piacevolmente) influssi dei primi Timoria, quelli più groove e a tratti funky e con un certo Francesco Renga alla voce.
Non tutti i brani sono però ancorati alla classica formula chitarra – basso – batteria. Si differenziano infatti “Plastiche, L’Inventario”, prog italiano con tanto di sax e l’elettronica e in un certo modo new wave “I Cani Sono Macchine Molto Semplici”.
Per gli amanti del genere sicuramente un buon disco.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.