Kevin Morby - Sundowner Recensione

Sesto album per il cantautore texano Kevin Morby, a solo un anno di distanza dall’ultimo “Oh My God”, spirituale e dalle tinte gospel. L’ex leader di Woods e Babies ci regala dieci brani dall’atmosfera marcatamente folk, spesso completamente acustici, parlando d’amore, morte e isolamento.

La partenza affidata al gioiellino Valley, pop folk fra Bob Dylan e Neil Young, crea aspettative di alta qualità che in una parte del lavoro non verranno purtroppo mantenute. Ma andiamo con calma. La successiva Brother, Sister è un bellissimo omaggio alle atmosfere western-cinematografiche del compianto Ennio Morricone, mentre la title track sembra fissare dei paletti alla forma scarna ma profonda di bozzetti acustici che Kevin Morby in questo caso riesce a far propri, ma che più avanti dilaterà un po’ troppo (i cinque minuti e mezzo di Don’t Underestimate Midwest American Sun e i più di sette di A Night At The Little Los Angeles), facendoli risultare alla lunga noiosi.

Va meglio con la semplice ma toccante Jamie, così come con la conclusiva Provisions, entrambe simili nella composizione ai brani prima citati, ma più avvincenti e coinvolgenti. Un discorso a parte lo meritano le “strambe” Wander e Velvet Highway, che si discostano con successo dal mood dell’album regalando nel primo caso uno splendido rock alla Kurt Vile e nel secondo una suite strumentale per pianoforte di rara intensità. Concludiamo con il singolo Campfire, pop rock dalla struttura non scontata, che arriva dritto al cuore.

Andrea Manenti

 

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