Prendi uno come Danger Mouse, al secolo Brian Joseph Burton: polistrumentista e produttore, che gran parte di quel che ha toccato negli ultimi 15 anni se non l’ha trasformata in oro, poco ci manca.  

Prendi poi una come Karen O, all’anagrafe Karen Lee Orzolek: una frontgirl come poche nel secolo in corso, affascinante, trascinante; brava (e furba) anche a capire quando era il momento di staccarsi dal gruppo con cui ha raggiunto la giusta luce della ribalta (gli Yeah Yeah Yeahs) per poi cabotare in proprio o intrattenere collaborazioni con artisti di spessore (vedi Spike Lee) per il mondo delle colonne sonore, sfiorando pure un Oscar.

Mettili insieme, e il connubio è sulla carta qualcosa di intrigante come poco altro potrebbe venirci in mente: eleganza, magnetismo, estro, qualità. L’apertura di questo “Lux Prima”, proprio con il pezzo che dà il nome all’album, è subito un manifesto: dilatato, raffinato, con una linea di basso delle più ammaliatrici (e che ci riporta in mente le pennellate di Nicolas Godin in “Moon Safari”); violini, atmosfere lounge, mellotron e soprattutto voce fanno il resto: tutto facile quando hai Karen O, verrebbe da dire.

Pronti/Via, è già lo zenit del lavoro tutto, che prosegue tra momenti in cui Lei gioca a fare la Debbie Harry (Turn the Light) e Lui ci fa ricordare chi è la mente in progetti come Gnars Barkley o chi c’è dietro a lavori del calibro di “Modern Guilt” di casa Beck (come in Woman e il suo incedere soul).

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“Lux Prima” scorre, cinematico, sensuale, raffinatamente variegato, vagamente ipnotico ed oltre le mode del momento: con la sensazione diffusa che il tutto venga istintivo, senza averci pensato troppo. Perché quando la classe è ai livelli di questi due personaggi, e se questi sono in giornata di grazia ed ispirazione, possono permettersi di giocare quasi sul posto, senza il minimo affanno.

Anban

 

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