I Julie’s Haircut ci costringono ad affrontare il nostro demone interiore portandoci in una dimensione psichedelica, un po’ cupa e mistica, con il loro settimo album dal titolo “Invocation and Ritual Dance of My Demon Twin”, uscito per l’etichetta inglese Rocket Recordings.

Fin dai primi minuti dei circa 12 dell’opening track Zukumft è chiaro l’intento: far prevalere il suono piuttosto che la voce e sperimentare. In questa prima traccia inizialmente la sonorità rimane perlopiù invariata, diventando poi gradualmente più complessa con l’aggiunta di percussioni, che rimandano al krautrock, e del sassofono di Laura Agnusdei, che dona all’intero album anche un tocco jazz di ispirazione anni ’20. Il sassofono rende particolarmente interessanti alcune tracce, come Orpheus Rising: uno dei brani che preferisco per via proprio di questo strumento e della voce che si sente di più e si fa più decisa rispetto al pezzo precedente, The Fire Sermon, in cui risulta sempre bisbigliata e molto inquietante.

Che le sonorità contino più dei testi e della voce, che è poco definita, come se facesse da sottofondo proprio ad una danza rituale o ad una invocazione (al demone gemello, apppunto) è testimoniato anche da altri pezzi come Salting Traces, uno dei primi usciti e caratterizzato da un’impronta tribale, o Deluge, che è talmente chiassoso e rumoroso, con le sue pesanti distorsioni, da non permettere di distinguere bene neanche le parole che vengono cantate.

Sul finale, con Koan, si assiste all’aggiunta di una seconda voce e di atmosfere sonore diverse da quelle ascoltate sinora. E allora l’unica cosa da fare è mettersi comodi, ricominciare da capo e farsi trascinare dalla musica in questo tunnel acido creato da una perfetta combinazione di sonorità fuori dai canoni e difficili da imbrigliare in sterili tipizzazioni.

Mariangela Santella